Anche per le macchine utensili il “contagio” dell’elettronica
Sul finire degli anni ’50 la produzione di macchine utensili tradizionali, curata dalla OMO (Officina Meccanica Olivetti), è in piena espansione. Nell’azienda, molto attenta agli sviluppi della tecnologia, si guarda con attenzione alle possibilità offerte dall’elettronica e a tal fine si allacciano contatti con il Laboratorio di Ricerche Elettroniche dove si sta sviluppando il progetto che nel 1959 porta alla presentazione dell’Elea 9003, primo elaboratore elettronico realizzato in Italia.
Non è casuale che quasi contemporaneamente la OMO - su sollecitazione di Mario Tchou e Roberto Olivetti - si impegni a progettare le prime macchine a controllo numerico: macchine utensili che operano in base ai comandi ricevuti da un elaboratore o prestabiliti da un programma tracciato su nastro perforato gestito da un’apposita unità di governo. E’ una svolta importante verso l’automazione flessibile: una stessa macchina utensile può infatti operare diversamente a seconda dei comandi che riceve.
In questo campo, il primo prototipo della OMO (e forse la prima realizzazione italiana nel campo delle macchine a controllo numerico) è la fresatrice FAC, utilizzata per la fresatura automatica di camme; la macchina è comandata da un nastro perforato preparato da una macchina contabile, la Audit 623. Il successo di mercato arriva più tardi, nel 1963, quando esce la FP9 CN, fresatrice-pialla a controllo numerico, seguita dalla foratrice Auctor 25.
A partire da quel momento la produzione Olivetti di macchine utensili si orienta decisamente verso il controllo numerico e in particolare verso i machining center (centri di lavorazione dotati di più utensili), le macchine di misura, le unità di governo.
Nel 1965 escono la Auctor-Multiplex, dotata di 12 utensili a cambio automatico, e la Inspector 16-6, macchina di misura per controllare in officina i pezzi lavorati. Nel 1967 viene presentato il primo modello della serie Horizon 3, a mandrino orizzontale, con capacità di ricerca e cambio automatico di 31 utensili, dotato di controllo simultaneo e continuo su quattro assi.
Queste macchine, come tanti altri prodotti Olivetti, colpiscono non solo per la funzionalità e la qualità tecnologica, ma anche per il design molto accurato, quasi sempre opera di Rodolfo Bonetto e dei suoi collaboratori.
Una decisa svolta verso il controllo numerico
Nel 1967 il successo dei nuovi prodotti, che consentono forti aumenti della produttività nel variegato mondo della produzione, induce l’Olivetti ad abbandonare lo sviluppo delle macchine utensili tradizionali e a concentrarsi sul controllo numerico.
L’attività di ricerca e di produzione viene concentrata in un’apposita Divisione, che nel 1973 assume forma societaria – la OCN, Olivetti Controllo Numerico – interamente controllata dalla casa madre, responsabile anche della commercializzazione dei prodotti in oltre 30 paesi e localizzata nello stabilimento di San Bernardo d’Ivrea.
Di pari passo con la crescita organizzativa e dimensionale, progredisce anche la capacità progettuale. Il progetto delle macchine utensili evolve verso una crescente ricerca di automazione e flessibilità di impiego, da realizzare attraverso il continuo perfezionamento meccanico dei prodotti e il miglioramento delle unità di governo, ivi compresi i linguaggi software di programmazione.
Nel corso degli anni ’70 la gamma dei prodotti si arricchisce di macchine sempre più complesse. Nel 1972 viene sviluppato il primo prototipo di robot Sigma, che segna l’inizio di una nuova linea di prodotti.
Nel 1973 escono i centri di lavorazione Auctor 3 e MultiAuctor3; a quest’ultimo viene applicata la soluzione CNC1, ovvero viene inserito un microcalcolatore nell’unità di governo elettronico che elabora i programmi di lavoro del machining center, migliorando in questo modo la flessibilità dell’impiego. Segue nel 1975 una nuova linea di macchine di misura della serie Inspector.
Nel 1977 i robot Sigma di nuova generazione, già impiegati negli stabilimenti Olivetti, arrivano sul mercato; utilizzabili per diverse operazioni di montaggio, sono in grado di effettuare scelte tra differenti alternative. Il progetto è sviluppato da OCN e da OSAI (Olivetti Sistemi per l’Automazione Industriale), società controllata da OCN costituita nel 1976 e focalizzata sui robot e sui sistemi di controllo numerico. Nello stesso anno sono presentati machining center della serie Horizon capaci di gestire in modo automatico fino a 80 diversi utensili.
Quando in quello stesso 1977 inizia il trasferimento delle attività meccaniche della OCN da San Bernardo a Marcianise (Caserta), la società occupa più di mille persone e ha installato sul mercato oltre 10.000 macchine.
Lo sviluppo tecnologico del gruppo OCN/OSAI non si arresta: la gamma dei prodotti offerti continua ad ampliarsi soprattutto verso soluzioni avanzate di “automazione flessibile”. La varietà delle lavorazioni consentite dai robot e dalla macchine a controllo numerico, opportunamente collegate tra loro, crea le condizioni per una completa automazione della fabbrica, con il risultato di ridurre il fabbisogno di manodopera e facilitare l’adeguamento della produzione alle variazioni quantitative e qualitative della domanda. Queste finalità sono ben presenti nel progetto dei numerosi nuovi modelli delle linee Horizon e Auctor e dei robot Sigma presentati da OCN e OSAI nella prima metà degli anni ’80.
Ristrutturazioni societarie che non arrestano il declino di OCN
Nell’aprile 1982 l’Olivetti annuncia un importante accordo con l’americana Allen-Bradley che acquisisce il 32% del capitale di OSAI, fino ad allora controllata al 100% da OCN; nasce così la joint-venture OSAI-AB. Nello stesso anno viene costituita nel campo dei torni a controllo numerico la Esercizio Pietro Pontiggia - PPL; nel 1983 nasce in ambito OCN la società OCN Sistemi, con il compito di reperire presso i costruttori ed in particolare presso le altre società del Gruppo la componentistica di base, progettare e realizzare le personalizzazioni necessarie per fornire grandi sistemi di lavorazione e montaggio integrato.
Questa vivace attività sul piano delle strutture societarie coincide però con serie difficoltà nel mercato della meccanica strumentale. Nei paesi occidentali, dove OCN è maggiormente presente, aumenta la concorrenza e soprattutto – in presenza di un generalizzato processo di deindustrializzazione – diminuisce la domanda di beni strumentali per la grande industria, ivi compresa la domanda delle società del Gruppo Olivetti.
Nonostante vari tentativi di riduzione dei costi e di riequilibrio economico, il bilancio di OCN a partire dal 1982 risulta sistematicamente negativo. Nel 1986 quasi tutte le attività di OCN, OCN Sistemi ed Esercizio Pietro Pontiggia-PPL vengono conferite a una nuova società, la OCN-PPL, che per quell’anno denuncia un fatturato prossimo ai 150 miliardi di lire, ma con un conto economico ancora negativo.
L’anno seguente il fatturato crolla sotto ai 100 miliardi e in presenza di pesanti perdite nel 1988 l’Olivetti decide di cedere la OCN-PPL alla Anfina, holding industriale operante nella meccanica strumentale, conservando ancora per qualche tempo una partecipazione minoritaria del 40%.
Di fatto si conclude così quella attività nel campo delle macchine utensili, fortemente voluta dal fondatore Camillo Olivetti, che era iniziata nel 1926 con la creazione della OMO. Ma l’idea di progettare le macchine necessarie per produrre i prodotti finali non scompare del tutto dal mondo Olivetti, come testimonia negli anni ’90 e 2000 l’impegno della Olivetti i-Jet per progettare (anche se non per produrre) molti dei complessi macchinari necessari alla produzione delle testine di stampa inkjet.
Videogallery
Divisione Controllo Numerico (1968, 9' 20")
Robot Sigma. Applicazioni (1980, 7' 16")
Filmati della "playlist Olivetti" pubblicata su Youtube dall'Archivio Nazionale del Cinema d'Impresa,
a cui l'Associazione Archivio Storico Olivetti ha affidato la conservazione delle sue pellicole storiche.
Al termine di ogni filmato la visione prosegue in modo automatico con i successivi titoli della playlist