Nato ad Alessandria il 19 aprile 1893, Giuseppe Pero dopo gli studi nella sua città segue i corsi dell’Università Bocconi, dove si laurea in scienze economiche. Dopo la guerra, durante la quale rimane ferito sul Carso, inizia a lavorare al Credito Italiano, ma ben presto partecipa a un concorso per Segretario di Camere di Commercio Internazionali, in seguito al quale viene nominato segretario della Camera di Commercio italiana a Bruxelles.
Qui nella primavera del 1920 incontra Camillo Olivetti, venuto a chiedergli informazioni sulle norme per la partecipazione alla fiera internazionale che si sarebbe tenuta in quell’anno a Bruxelles. L’ingegner Camillo coglie subito l’intelligenza e le capacità di quel giovane ventisettenne, tanto che gli propone di entrare in Olivetti; rientrato a Ivrea, formalizza la proposta e con una lettera offre a Pero la carica di direttore amministrativo, ruolo che in un primo tempo comporterà anche l’impegno ad occuparsi delle attività commerciali.
Inizia così una stretta quanto fruttuosa collaborazione tra due figure dal carattere assai diverso: da un lato l’irruenza di un ingegnere con la passione per il progetto, l’innovazione, la fabbrica e la produzione; dall’altra un bocconiano dallo stile più misurato e riflessivo, capace di influire con tatto e diplomazia sulle decisioni di Camillo e in seguito anche di Adriano, attento agli equilibri del bilancio aziendale e abile costruttore di relazioni finanziarie.
Pero ha un ruolo importante nella tessitura dei vari contatti che nel corso degli anni Venti e Trenta conducono alla realizzazione delle prime filiali e consociate estere della Olivetti. Quando nel 1930 viene costituita a Bruxelles la Société Olivetti Belge Pero ne diviene il direttore.
Nel 1938 Adriano Olivetti lo nomina Direttore Generale amministrativo, ruolo che conserva fino al 1958. Nel 1943-45 con Gino Martinoli e Giovanni Enriques fa parte del triumvirato a cui – in assenza di Adriano, riparato in Svizzera – è affidata la guida della Olivetti. A Pero viene anche chiesto di assumere la presidenza dell’Azienda, carica che dal punto di vista formale rifiuta per riguardo nei confronti della famiglia Olivetti.
Ha fama di uomo parsimonioso, molto attento ai conti aziendali, pronto a tagliare le spese eccessive o inutili; ma la sua lealtà nei confronti dell’Azienda è fuori discussione. Gli Olivetti hanno piena fiducia in lui, come dimostra un episodio del 1926, quando Adriano che partecipa attivamente all’operazione di espatrio clandestino di Filippo Turati verso la Francia chiede a Pero di tenere nascosto per alcuni giorni nella sua casa di Ivrea il politico antifascista.
Nominato Vice Presidente alla fine del febbraio 1957, un anno più tardi chiede di lasciare il ruolo di Direttore generale amministrativo (carica che dal 1° marzo 1958 è affidata a Roberto Olivetti), ma accetta di continuare a prestare la sua collaborazione come consulente generale amministrativo.
A ottobre 1958, in seguito a contrasti nell’ambito del Consiglio di Amministrazione Adriano Olivetti, pur rimanendo Presidente lascia per un semestre il ruolo di amministratore delegato, affidato a Pero, che conserva questa carica anche quando Adriano ritorna pienamente alla guida della Società.
E’ un ritorno che segna importanti iniziative per lo sviluppo della Olivetti, ma che ha breve durata: Adriano muore improvvisamente il 27 febbraio 1960 e per la Società, privata del suo leader carismatico e gravata dagli onerosi impegni derivanti dall’acquisizione della Underwood e dallo sviluppo del settore elettronico, si apre una fase tormentata.
In questo delicato frangente, Pero aggiunge alla responsabilità di Amministratore Delegato quella di Presidente. La sua guida, che non può essere quella visionaria e imprenditoriale di Adriano Olivetti, si trova ad affrontare il difficile compito di ridurre i costi e l’indebitamento con l’ulteriore handicap di un’azionariato debole e diviso che non può o non vuole aumentare il capitale proprio. In quel periodo ottiene vari riconoscimenti a livello nazionale e internazionale, ma non riesce ad arrestare l’aggravarsi della situazione finanziaria della Società, che nel 1964 dovrà ricorrere a un’operazione di salvataggio, con l’ingresso di nuovi azionisti che decideranno di abbandonare l’elettronica cedendo il settore agli americani della General Electric.
Giuseppe Pero non assisterà a questa svolta che per la Olivetti ha il sapore di un salto all’indietro: dopo una breve malattia, muore a Torino il 14 novembre 1963.