L’intuizione di Adriano Olivetti, la competenza di Cesare Musatti
All’inizio degli anni ’40, in pieno periodo bellico, il vivo interesse per la psicologia aveva spinto Adriano Olivetti a prendere contatto con alcuni psicologi, con l’obiettivo di promuovere il progresso della psicologia attraverso la pubblicazione di alcuni fondamentali testi di autori stranieri.
Con questo fine nel 1942 Adriano aveva preso contatto con Cesare Musatti, dal 1928 direttore dell’Istituto di psicologia sperimentale presso l’Università di Padova e poi dal 1940 insegnante di filosofia al liceo Parini di Milano. A Musatti, oggi considerato il padre della psicoanalisi italiana, Adriano aveva chiesto di elaborare un programma editoriale di importanti opere psicologiche straniere, di cui avrebbe acquistato in Svizzera i diritti di pubblicazione e avviato le traduzioni (in seguito, le Edizioni di Comunità, fondate da Adriano Olivetti, avrebbero rinunciato a pubblicare queste opere, ma avrebbero ceduto diritti e traduzioni ad altre case editrici).
Adriano era anche convinto che la presenza di psicologi in fabbrica avrebbe potuto contribuire a migliorare sia l’organizzazione e la gestione aziendale, sia le condizioni del lavoro nelle fabbriche. Per questo motivo nella primavera del 1943 propone a Musatti di avviare la costituzione in Olivetti di un Centro di psicologia del lavoro, che non avrebbe dovuto limitarsi a collaborare con gli uffici di selezione e assunzione del personale, ma avrebbe dovuto avere un ruolo molto più ampio in tutte le questioni attinenti l’organizzazione del lavoro e il benessere dei lavoratori.
Musatti accetta l’incarico, attirato sia dal suo interesse per la psicologia industriale, disciplina allora poco conosciuta e in Italia meno ancora praticata, sia dalla convinzione che la presenza di uno psicologo in azienda possa contribuire a far emergere le contraddizioni presenti nelle modalità di organizzazione del lavoro operaio.
Un decollo difficile: il laboratorio psicotecnico
Gli inizi, in un momento storico così travagliato, sono difficili e il Centro di psicologia, di fatto costituito dal solo Musatti, viene provvisoriamente annesso all’ufficio di selezione degli allievi del Centro Formazione Meccanici, ente allora diretto da Guglielmo Jervis.
Musatti collabora alle attività di selezione, ma soprattutto si dedica - verosimilmente su richiesta di Adriano Olivetti - a uno studio sul sistema dei cottimi usato in azienda. La ricerca, portata a termine già nel luglio 1943, contiene una forte critica del sistema aziendale allora in uso per determinare i tempi e i metodi della lavorazione. Il sistema, sostiene Musatti, si basa su criteri astratti e arbitrari, che non tengono in nessun conto gli aspetti fisiologici e psicologici del lavoro. Non solo: in alcune attività i tempi considerati normali risultano di fatto irraggiungibili dal lavoratore, in altri sono al contrario eccessivamente abbondanti.
Ma in quel drammatico luglio 1943, i problemi del cottimo sfumano di fronte a vicende ben più importanti per l’Italia e per l’Olivetti: la caduta del fascismo e la formazione del governo Badoglio, l’arresto a Roma di Adriano Olivetti, poi fortunosamente liberato alla vigilia dell’8 settembre. Poco dopo Guglielmo Jervis lascia l’Olivetti per unirsi alla lotta partigiana (verrà catturato e fucilato nell’agosto 1944); Adriano, invece, è costretto a riparare in Svizzera.
In Olivetti vengono meno le condizioni minime per portare avanti il progetto del Centro di psicologia. Musatti deve sospendere studi e ricerche, anche perché richiamato alle armi, e quando nel gennaio 1945 può rientrare in Olivetti ricopre incarichi non propriamente psicologici: direttore del Centro Formazione Meccanici al posto di Guglielmo Jervis, presidente del Comitato di Liberazione di Fabbrica, rappresentante della costituenda Federazione Impiegati e Operai Metalmeccanici (Fiom).
Nell’autunno 1945 il progetto del Centro di psicologia riparte e in Olivetti per collaborare con Musatti arriva Gaetano Kanizsa, proveniente dall'Istituto di Psicologia del Consiglio Nazionale delle Ricerche.
Di lì a poco, però, Musatti lascia l’Olivetti per riprendere l'insegnamento universitario a Milano, dove è stata istituita una cattedra di psicologia. In seguito assumerà la veste di consulente e coordinatore scientifico, ruolo che manterrà fino al 1977, contribuendo non poco a dare continuità di indirizzo al Centro di psicologia. Musatti era convinto che per divenire incisivo il lavoro del Centro doveva inserirsi profondamente nell'organizzazione tecnica della fabbrica e mantenere stretti contatti con la realtà delle persone e del lavoro, senza allo stesso tempo perdere di vista il rigore scientifico e i contatti con gli ambienti della ricerca.
Nei primi tempi, tuttavia, prevalgono le urgenze del momento. La ricostruzione del dopoguerra e il rapido sviluppo della produzione Olivetti rendono necessarie massicce assunzioni di manodopera, soprattutto di operai da inserire nelle attività produttive. Il contributo principale richiesto alla psicologia in quel momento è quello di aiutare la selezione del personale mediante test psico-attitudinali.
Nel marzo 1947 Vittorio Milani, ingegnere e psicologo, presenta a Dino Olivetti un dettagliato programma di azioni necessarie per riordinare e strutturare l’attività psicotecnica. Prende così corpo la costituzione di un Laboratorio psicotecnico, diretto da Milani e annesso al Servizio personale operai.
Maturità ed eccellenza del Centro di psicologia
Il Laboratorio non trascura gli studi e i contatti con la comunità scientifica, ma solo verso la metà degli anni ‘50 la sua attività si ampia e diviene più strutturata, beneficiando dell’arrivo di nuovi psicologi: nel 1953 Niccolò Numeroso e poco dopo Francesco Novara. Nel 1959 una disposizione organizzativa dell’azienda introduce la dizione “Centro di psicologia” (in seguito subirà qualche modifica). La struttura, affidata a Milani che la guiderà fino al 1974, viene posta alle dirette dipendenze della Direzione Relazioni Aziendali: quindi, non più un organismo tecnico annesso agli uffici di selezione del personale, ma un ente di staff autonomo con ampia visibilità e libertà di azione su disparati settori dell’attività aziendale. In particolare Novara assume un ruolo di crescente rilievo svolgendo un’intensa attività di studi e ricerche applicate.
Nel 1957-58 gli psicologi hanno un ruolo importante nel progetto che per gli addetti al montaggio delle macchine da calcolo della Serie 24 introduce il cottimo collettivo in luogo di quello individuale. In questa occasione gli psicologi hanno la possibilità di tenere colloqui individuali e di gruppo con gli operai e con i capi intermedi per verificare – e quindi aggiustare – le ipotesi di applicazione del cottimo collettivo formulate a tavolino.
In momenti successivi, entrano a far parte del Centro di psicologia Emanuele Di Castro, Silvano Del Lungo, Renato Rozzi e Giancarlo Baussano: ingressi che confermano la capacità della Olivetti di attrarre studiosi e intellettuali di alto profilo. Le attività del Centro, ben inserito nell’operatività aziendale, si ampliano e vengono a coincidere sempre più con gli obiettivi inizialmente indicati da Adriano Olivetti e da Cesare Musatti. Non si abbandonano i compiti legati alla selezione del personale, ma i colloqui clinici, le interviste, i test psico-attitudinali diventano insieme a studi e ricerche gli strumenti per “conoscere le persone” e gli ambienti di lavoro e per rimuovere i disagi di varia natura che gravano sul lavoratore riducendone la capacità di contribuire allo sviluppo aziendale.
Il Centro si trova così a collaborare con altre strutture aziendali – in primo luogo il Centro per le ricerche sociologiche, l’Ufficio assistenza sociale, i Servizi sanitari e quelli per la sicurezza – per ridurre l’incidenza degli infortuni e dell’assenteismo, indirizzare la riqualificazione del personale e la sua destinazione a nuove attività, collaborare ai programmi di formazione, individuare e orientare le cure o gli interventi nei casi più difficili per motivi sanitari, economici o familiari, individuare i fattori personali di successo dei venditori, conoscere le esperienze di altre aziende in Italia e all’estero…
Il Centro di psicologia opera di sua iniziativa o interviene su richiesta della direzione aziendale, ma la sua attività si svolge sempre in condizioni di ampia libertà e nel rispetto del rigore scientifico. Caratteri che si riscontrano nelle numerose indagini e ricerche condotte in Azienda o nelle collaborazioni a importanti progetti, come ad esempio quello riguardante l’attuazione delle unità di montaggio integrate (o isole di produzione) che all’inizio degli anni ’70 rivoluzionano in Olivetti l’organizzazione del lavoro in fabbrica.
Con il passaggio dalla meccanica all’elettronica il campo di attività del Centro si estende spesso al di là dei suoi confini iniziali, che erano quelli del lavoro operaio. I cambiamenti del lavoro, delle mansioni e delle competenze imposti dall’elettronica creano nuovi disagi che si ripercuotono anche sul lavoro impiegatizio. La riqualificazione e riorganizzazione del lavoro diventano temi che investono tutte le aree di attività e che richiedono un supporto importante del Centro di psicologia. Tuttavia a partire dalla metà degli anni ’70 le trasformazioni dello scenario tecnologico e produttivo, la nuova realtà organizzativa e lavorativa dell’azienda e il venir meno di alcune caratteristiche sociali e culturali che l’avevano contraddistinta, conducono a un progressivo declino del Centro di psicologia, fino alla sua definitiva chiusura nel 1993, praticamente in coincidenza con l’uscita dall’azienda di Francesco Novara.