Il laboratorio-osservatorio di New Canaan
Fin verso la metà del secolo scorso, con il dominio della tecnologia meccanica nei prodotti per ufficio l’attenzione della ricerca era concentrata soprattutto sui materiali e sui processi produttivi. Il progetto dei nuovi prodotti era lasciato, più che al sistematico lavoro di ricerca di un laboratorio, all’intuizione e all’esperienza pratica del singolo progettista.
Nel settembre 1949 il fisico atomico e Premio Nobel Enrico Fermi visita l’Olivetti e in quella occasione richiama l’attenzione dell’Azienda sull’emergente tecnologia elettronica. Nel dicembre dello stesso 1949 l'Olivetti firma un accordo con la Compagnie des Machines Bull per la commercializzazione in Italia, attraverso la joint-venture Olivetti-Bull, delle macchine meccanografiche a schede perforate sviluppate dalla società francese. E' un primo passo verso il mondo degli elaboratori.
Nel 1950 l'Istituto Nazionale per le Applicazioni del Calcolo (INAC) dell'Università di Roma propone all'Olivetti un progetto per costruire un elaboratore elettronico. La società accetta di esplorare la proposta e un suo dipendente, Michele Canepa, si unisce a una piccola missione di accademici che compie una lunga visita presso i principali laboratori elettronici attivi negli USA. Al termine della visita Canepa, su indicazione di Dino Olivetti, fratello minore di Adriano e presidente della consociata Olivetti Corporation of America, costituita nel 1950, resta negli Stati Uniti, dove ha modo di fare esperienza presso il Computation Laboratory della Harvard University, a Boston.
Ma intanto il progetto INAC abortisce per mancanza di risorse finanziarie (Canepa ricorda che Adriano Olivetti di fronte alla richiesta INAC di finanziare l'intero progetto, senza alcuna condivisione dei costi da parte dell'INAC, risponde negativamente). L'Olivetti è comunque interessata all'elettronica: lo testimoniano sia la pubblicazione di un ampio articolo del prof. Bruno de Finetti su Tecnica e Organizzazione (n. 3 di maggio-giugno 1952) che presenta un quadro completo degli elaboratori elettronici allora esistenti nel mondo, sia la decisione di aprire un laboratorio di ricerche elettroniche a New Canaan, nel Connecticut. Siamo nella primavera del 1952. L’iniziativa é promossa da Dino Olivetti, che affida il laboratorio a Michele Canepa. New Canaan opera in prevalenza come osservatorio tecnologico di ottima qualità, utile per acquisire conoscenze in una tecnologia che per l’Italia di quel tempo è ancora una novità. Secondo alcuni, però, l'attività del laboratorio sarebbe risultata poco integrata con la struttura operativa dell'Olivetti; di fatto, sarebbe mancato il collegamento tra la fase di ricerca e quella di realizzazione di un prodotto per il mercato. Certi progetti (e brevetti) sarebbero stati ceduti a società esterne, altri avrebbero subito pesanti ritardi nel continuo tentativo di adottare soluzioni aggiornate con lo stato dell'arte di una tecnologia in rapidissima evoluzione.
Queste valutazioni sono contraddette da Canepa, che in una intervista privata rilasciata nel 2008 ricorda che tra il 1952 e il 1961, quando il laboratorio verrà chiuso con il trasferimento a Borgolombardo di una parte dei 40-50 ricercatori che ne facevano parte, New Canaan ha ottenuto concreti risultati con la progettazione di macchine sia per l'Olivetti, sia per il mercato americano e altri clienti. Tra i risultati più importanti, ricorda Canepa, vi è anche la progettazione del tamburo magnetico per la memoria di massa della Calcolatrice Elettronica Pisana (CEP), elaboratore progettato dall'Università di Pisa (per un approfondimento su questi temi, si rimanda al volume di Giuseppe Silmo "Olivetti e l'elettronica", pubblicato dall'Associazione Spille d'Oro e dalla Fondazione Natale Capellaro nel dicembre 2010; Silmo riprende l'intervista di Canepa e la pone a confronto con altre valutazioni).
L’epopea del Laboratorio di Ricerche Elettroniche
Un impegno sicuramente più concreto nella ricerca elettronica per l’Olivetti inizia alla metà degli anni ’50. Nell’agosto del 1954 Enrico Fermi invita il Rettore dell’Università di Pisa a promuovere un progetto per realizzare una “macchina calcolatrice elettronica”. L’Università aderisce alla proposta e coinvolge nel progetto anche la società Olivetti, la cui collaborazione viene definita da una convenzione firmata nel maggio 1955.
L’Olivetti mette a disposizione un contributo finanziario e un certo numero di tecnici, ma nel giro di pochi mesi, pur continuando a collaborare con l’Università, decide di muoversi in proprio per realizzare un elaboratore elettronico per applicazioni commerciali.
A Barbaricina, in una villetta di via del Capannone, alle porte di Pisa, nel novembre 1955 l’Olivetti apre un suo Laboratorio di Ricerche Elettroniche (LRE). Nei primi tempi vi lavorano una trentina di giovani ricercatori e progettisti, sotto la guida di Mario Tchou, figlio di un diplomatico cinese presso il Vaticano, incontrato da Adriano Olivetti, forse con il figlio Roberto, alla Columbia University di New York. Il progetto avanza in modo spedito: si sperimentano soluzioni ingegnose e innovative per la memoria magnetica, si sviluppano periferiche, si sfruttano i vantaggi della tecnologia dei transistor in fase di rapida evoluzione.
Il Laboratorio, cresciuto anche numericamente, alla fine del 1958 si trasferisce a Borgolombardo nei pressi di Milano, in una sede più ampia necessaria anche per impostare il processo produttivo. Dalla primavera del 1957, infatti, è già disponibile un prototipo, l'Elea 9001 o "Macchina Zero", notevolmente migliorato nel 1958 dall'Elea 9002 o "Macchina 1V"; ma al momento di avviarne la produzione per il mercato, Tchou decide di soprassedere e di sviluppare una nuova versione che attraverso un largo impiego dei transistor consenta di accantonare le voluminose e costose valvole termoioniche dei modelli precedenti.
Così, nel 1959 l’Olivetti può presentare l’Elea 9003, il primo elaboratore realizzato in Italia, che probabilmente è anche il primo nel mondo ad essere completamente transistorizzato. Tra il 1960 e il 1965 l'Olivetti vende (o meglio, noleggia) una quarantina di Elea 9003, a cui dal 1961 si aggiungono gli Elea 6001, per applicazioni tecnico-scientifiche, e dal 1963 gli Elea 4001, per applicazioni commerciali.
Mario Tchou muore prematuramente in un incidente stradale nel novembre del 1961 e la guida del LRE - dove in quel momento lavorano oltre 300 ricercatori, viene affidata a Giorgio Sacerdoti, che ha curato l’impostazione logica dell’Elea.
Nel 1962 tutte le attività dell’Azienda nel settore elettronico, compresa la Olivetti-Bull confluiscono in un’unica struttura, la Divisione Elettronica Olivetti, diretta da Ottorino Beltrami, sotto la responsabilità dell’amministratore delegato Roberto Olivetti, figlio di Adriano, a cui rispondono direttamente anche il laboratorio di Sacerdoti, le attività della SGS (semiconduttori) e della Syntax (servizi meccanografici). La Divisione in quel momento, includendo anche il LRE, conta quasi 3.000 dipendenti, distribuiti in varie sedi e stabilimenti: Borgolombardo, Pregnana (in fase di apertura), Linate e Caluso.
Ma nell’estate 1964, in presenza di una delicata situazione finanziaria, in Olivetti entrano nuovi azionisti (il cosiddetto “gruppo di intervento”, formato da Mediobanca, Fiat, Pirelli, Imi e La Centrale) che decidono di cedere il 75% della Divisione Elettronica (compreso il Laboratorio) alla General Electric. Nasce la OGE (Olivetti General Electric), che continua a svolgere un’importante attività di ricerca e progetto: in particolare sviluppa l’elaboratore GE 115, derivato dall'Elea 4001, che ha un notevole successo anche sul mercato americano.
Nel 1968 l’Olivetti cede alla General Electric il restante 25% della OGE e di fatto si priva della sua maggiore struttura di ricerca e progetto in campo elettronico.
Il rilancio della ricerca elettronica
Con il passaggio di ingegneri e tecnici elettronici alla OGE, nel 1964 le residue attività di ricerca e progetto della Olivetti, quasi tutte nel settore della meccanica, vengono suddivise tra le varie divisioni di prodotto; a Natale Capellaro, progettista dei principali prodotti meccanici della Olivetti, è affidato il ruolo di coordinatore della ricerca.
In Olivetti è rimasto solo uno sparuto gruppetto di ingegneri elettronici, lasciati un po’ allo sbando, ma in compenso liberi di agire. Tra questi spicca Pier Giorgio Perotto, che nel 1965 conclude un progetto molto innovativo e presenta la Olivetti Programma 101, calcolatore da tavolo scrivente e programmabile a schede magnetiche.
Il successo della P101 risveglia l’interesse dei vertici aziendali per la ricerca elettronica e nel 1966 l’adozione di una nuova organizzazione pone le basi per una svolta. A fianco del Gruppo Produzione e del Gruppo Tecnico-Commerciale viene creato un Gruppo R&S, che riunisce tutte le attività in materia e che viene affidato a Roberto Olivetti, da sempre convinto sostenitore della tecnologia elettronica. Quando nel giugno ’67 Roberto Olivetti diviene amministratore delegato, a capo della R&S gli subentra Pier Giorgio Perotto, un altro indiscusso fautore dell’elettronica.
Tecnici e ingegneri elettronici lentamente riconquistano peso e posizioni all’interno dell’Olivetti. Accanto alle funzioni di progetto acquistano rilievo i laboratori di ricerca, che operano su temi trasversali, di interesse per varie aree di prodotto: laboratori di circuiti elettronici, supporti magnetici e microelettronica; laboratori di ricerca tecnologica nel campo della chimica, dei materiali, analisi fisiche, nuove tecnologie. La maggior parte dei laboratori sono localizzati a Ivrea, dove dal 1955 una nuova palazzina ospita il Centro Studi ed Esperienze.
Da New Canaan a Cupertino
Il ruolo del laboratorio di New Canaan, che già era rimasto ai margini delle fasi iniziali del progetto Elea, a fronte della crescita anche numerica del Laboratorio di Borgolombardo (e poi di Pregnana) declina ulteriormente. Considerazioni economiche conducono alla sua chiusura, come si è detto, nel 1961.
Negli anni successivi la ricerca elettronica dell'Olivetti si svolge essenzialmente in Italia, ma più tardi, negli anni '70, con la decisa svolta verso l'elettronica l'attenzione dell'Olivetti torna necessariamente a rivolgersi verso gli Stati Uniti, questa volta spostandosi dalla costa atlantica verso quella pacifica, cioè verso la futura Silicon Valley. E' qui, infatti, che in quegli anni si colloca la frontiera dei nuovi sviluppi dell'elettronica.
E proprio in California, a Cupertino, nel 1978 l'Olivetti aprirà un laboratorio di ricerche avanzate che avrà un ruolo decisivo nello sviluppo dei primi PC e di altri importanti prodotti informatici.