Evoluzione della tecnologia nella seconda parte degli anni ‘60
A partire dalla metà degli anni ’60 cominciano ad emergere i segni di importanti sviluppi nella tecnologia elettronica, sviluppi destinati a modificare radicalmente il contesto del settore e dei mercati in cui opera l’Olivetti.
In particolare, l’introduzione dei circuiti integrati avvia un processo di crescente miniaturizzazione e integrazione dei componenti elettronici che influirà in modo decisivo sullo sviluppo dei sistemi. Se i primi circuiti integrati a tecnologia bipolare negli anni 1964-65 costavano ancora 50 dollari di allora, già a partire dal 1967 diventano disponibili a prezzi molto bassi: circa un dollaro per un chip che integra da 2 a 4 funzioni logiche elementari. La capacità di integrare un numero sempre maggiore di transistor su un unico chip cresce rapidamente e diviene necessario classificare i circuiti integrati in varie categorie o generazioni:
- SSI (Small Scale Integration) fino a 10 transistor per chip (tecnologia bipolare)
- MSI (Medium Scale Integration) 50-100 transistor per chip (tecnologia bipolare)
- LSI (Large Scale Integration) migliaia di transistor per chip (tecnologia bipolare e MOS)
- (VLSI) Very Large Scale Integration oltre 100.000 transistor per chip (tecnologia MOS)
Sul finire degli anni ‘60 si fa strada la nuova tecnologia dei semiconduttori MOS. Aveva fatto il suo debutto già nel ‘65 con una calcolatrice elettronica prodotta dall’americana Victor e realizzata con soli 39 componenti custom LSI forniti da un’altra società americana, la General Micro Electronics. L’innovazione si era però rivelata prematura e la Victor era fallita.
Ma la tecnologia MOS offriva motivi di grande interesse, tanto che nuove aziende nascono con l’obiettivo di svilupparne le notevoli potenzialità di integrazione; tra le altre, nel 1967 viene fondata Intel.
Le iniziative progettuali Olivetti a cavallo degli anni ’60 e ‘70
L’evoluzione tecnologica in atto (circuiti integrati bipolari) o prevista (tecnologia MOS) orienta lo sviluppo dei nuovi prodotti Olivetti in due diverse direzioni.
Nel campo delle calcolatrici elettroniche, dove il fattore costo è di cruciale importanza, l’indirizzo progettuale si orienta al disegno di componenti ad alta integrazione di tipo custom. La produzione dei componenti è affidata a un fornitore esterno che per attrezzare la produzione deve sostenere costi elevati, ma è compensato dai grandi volumi in gioco.
Invece nel campo dei sistemi, dove i volumi sono minori, si afferma l’indirizzo opposto: si privilegia l’impostazione modulare dei progetti ricorrendo ai circuiti integrati di tipo standard, MSI prima e LSI successivamente.
Tra il 1968 e il 1969 la Ricerca e Sviluppo della Olivetti avvia tre iniziative che cercano di riorientare il know how progettuale e sfruttare i vantaggi offerti dalle nuove tecnologie (bipolari e MOS).
a) calcolatrice elettronica a MOS, in collaborazione con la filiale italiana della General Instruments. Il progetto, realizzato con 11 componenti custom LSI, è coronato da pieno successo sul piano tecnico (funzionalità e tempistica), ma non su quello economico. La soluzione sviluppata in parallelo con i circuiti bipolari risulta più competitiva e così nell’aprile del ‘70 entra in produzione la Logos 270: è la prima macchina a circuiti integrati dell’Olivetti. Per i primi modelli a MOS bisognerà aspettare fino al 1973, quando l’elevato grado di integrazione (basteranno 3 elementi custom) rende il costo della soluzione competitivo con la tecnologia bipolare; in quell’anno l’Olivetti presenta le calcolatrici Logos della serie 50/60 e le Divisumma 18 e 28, tutte con elettronica a MOS. In breve tempo le macchine da calcolo, che ai tempi della meccanica consentivano un rapporto prezzo/costo molto elevato (fino al mitico 10:1 della Divisumma 24), si avviano a diventare delle pure commodity con margini ridottissimi.
b) microprocessore a MOS. Il progetto del Micro 8, pensato inizialmente come motore per sistemi di fascia bassa, si conclude positivamente solo nel 1974; ad allungare i tempi contribuisce lo scarso interesse del partner americano, inizialmente la Motorola e poi la Mostek, a fronte dei limitati volumi che l’Olivetti può garantire. Il Micro 8 viene utilizzato in due sistemi contabili, la A5 e la A6.
Si deve ricordare che agli inizi degli anni ‘70 la tecnologia a MOS comincia a produrre i primi componenti general purpose “industry standard”: sul mercato arrivano i microprocessori 8004 e 8008 della Intel e il PPS4 della Rockwell, le prime RAM Intel da 256 bit, le prime ROM da 1 Kbit. La validità economica di uno sviluppo proprietario, come quello del Micro 8 Olivetti, viene quindi messa in discussione.
L’importanza dei microprocessori di prima generazione è modesta per il limitato livello di integrazione, le ridotte prestazioni e l’incerto vantaggio economico rispetto a soluzioni equivalenti realizzate con micrologici bipolari. Le cose cambieranno quando saranno disponibili nuove generazioni di microprocessori, a partire dall’8080 di Intel (1974), dallo Z80 di Zilog (1976) e soprattutto dai modelli successivi che saranno alla base della diffusione di massa dei PC.
L’impatto della tecnologia MOS si rivela, invece, subito determinante per i componenti RAM e ROM che sostituiscono immediatamente le equivalenti soluzioni a nuclei magnetici.
c) acquisizione e finalizzazione di know-how tecnico-sistemistico per sistemi di fascia alta. L’obiettivo del progetto è lo sviluppo di un mini elaboratore per applicazioni gestionali, da realizzare ricalcando lo schema delle elaborazioni batch dei calcolatori di categoria superiore.
Nella primavera del ’71, dopo due anni di intensa attività, il progetto rende disponibile, quasi inaspettatamente per l’azienda, un sistema pronto per essere avviato in produzione: è la E900. Ma il prodotto proposto non si accorda con le esigenze e capacità della organizzazione commerciale e per il momento non ha seguito.
L’esperienza fatta è però di grande valore, perché consente di accumulare importanti conoscenze e competenze e rende comunque disponibili una unità centrale e una architettura interna di sistema che in seguito, con gli aggiornamenti resi necessari dall’evoluzione della tecnologia, diventeranno il baricentro di tutti i prodotti di fascia alta degli anni successivi.
Sviluppi della tecnologia e i cambiamenti di scenario e strategie
L’evoluzione della tecnologia elettronica negli anni a cavallo tra la fine dei ’60 e l’inizio dei ’70 segna una svolta importante nel mondo dell’informatica in generale e nello sviluppo della Olivetti in particolare. Emergono infatti due fenomeni importanti, inizialmente poco evidenti, ma che più tardi avranno un grande rilievo strategico:
- lo sviluppo di componenti standard e la progressiva erosione del valore aggiunto dei costruttori di sistemi a vantaggio dei produttori di componenti. Il possesso di una tecnologia di base proprietaria non sarà più determinante per il successo di un prodotto. Più che sulle brillanti soluzioni ad hoc, come nel caso della Divisumma 24 o della P101, le imprese informatiche dovranno puntare sulle architetture modulari e configurabili dei sistemi, sulle interfacce utente, sulla evoluzione compatibile del linguaggio di sviluppo delle applicazioni, sulla tempestiva disponibilità dei nuovi supporti magnetici standard e dei dispositivi specializzati di I/O del posto di lavoro;
- la drastica contrazione del ciclo di vita delle tecnologie e della componentistica elettronica, e quindi dei sistemi elettronici. I prodotti non potranno più restare sul mercato una decina d’anni, come succedeva ai tempi della meccanica, e neppure cinque anni, come nel caso della P101; in breve tempo si arriverà al breve ciclo di vita delle future generazioni di PC. Il time-to-market diventerà quindi un imperativo: le nuove tecnologie dovranno essere acquisite e implementate nei prodotti in tempi brevissimi.
(liberamente tratto da un documento di Giovanni De Sandre; ha collaborato Gastone Garziera)