Le molte anime dell’inkjet
All’inizio degli anni ’70 alcune imprese iniziano ad esplorare le possibilità di stampa con la tecnologia a getto d'inchiostro. Le ricerche seguono due distinti filoni: quello del cosiddetto inkjet “continuo” (oggi limitato ad applicazioni industriali) e quello “on demand”, a sua volta suddiviso in piezoelettrico (preferito dalla Epson) e termico, sviluppato dalla Canon e da HP.
Canon chiama il suo dispositivo bubble inkjet e lo brevetta in Gran Bretagna nel 1979. HP, in modo del tutto indipendente, mette a punto un analogo sistema e anch’essa lo brevetta nel 1979 negli USA. Sul mercato la prima stampante inkjet è di HP: arriva nel 1984 con il nome di ThinkJet, cioè thermal inkjet.
Lo sviluppo di questa tecnologia ha raggiunto livelli estremamente sofisticati. Basti pensare che un piccolo resistore, riscaldato con impulsi elettrici, deve arrivare in 2 milionesimi di secondo a una temperatura di oltre 300 gradi; il calore porta ad ebollizione un sottile strato di inchiostro trasformandolo in una bolla di vapore che, dilatandosi, esercita una pressione sul liquido adiacente e ne provoca la fuoriuscita attraverso un ugello in forma di minuscole gocce. Il processo di emissione viene ripetuto decine di migliaia di volte al secondo per ciascuno delle centinaia di ugelli contenuti nella testina.
Primi passi e primi brevetti Olivetti nell’inkjet
Verso la metà degli anni ’70, anche l’Olivetti si interessa all’inkjet e indirizza la sua ricerca verso soluzioni utili per prodotti, come le calcolatrici, che richiedono stampe di non elevata qualità e basso costo.
Nel 1976 i laboratori Olivetti brevettano una testina di stampa basata sulla tecnologia dry spark inkjet. Una scintilla generata da un impulso elettrico a 3000 volt provoca la vaporizzazione della grafite contenuta in un tubetto di vetro e spinta da una molla verso l’ugello; la grafite vaporizzata fuoriesce dall’ugello e si deposita sulla carta. Con successive passate la testina, che funziona come un “pennino”, imprime i punti che formano il carattere voluto.
Le testine dry spark a partire dal 1981 sono impiegate sulla stampante JP 101 (altrimenti denominata PR 2300) e su numerose calcolatrici delle serie Divisumma e Logos.
A causa delle alte tensioni in gioco la tecnologia dry spark non si presta a realizzare testine con più di un ugello e quindi la velocità di stampa è limitata; inoltre, la grafite vaporizzata può essere facilmente cancellata dalla carta. Per rimediare a questi inconvenienti nei primi anni ’80 la ricerca Olivetti sviluppa la tecnologia liquid spark inkjet, basata sull’impiego di inchiostro liquido; ma nessuno dei prototipi realizzati arriva alla fase commerciale.
Un altro filone della ricerca nella seconda metà degli anni ’70 esplora la tecnologia piezoelettrica; vengono sviluppati diversi prodotti, tra cui un sistema di videoscrittura dotato di una testina a 5 ugelli ed una stampante con una testina a 20 ugelli, ma anche questi prodotti rimangono a livello prototipale.
Un salto di qualità nella tecnologia inkjet termica
Stimolata dai successi di Canon e HP con l’inkjet termico, verso la metà degli anni ’80 anche l’Olivetti decide di investire in questa tecnologia. Le conoscenze acquisite con le soluzioni di tipo spark e piezo e la consolidata esperienza nella tecnologia a “film sottile” consentono di realizzare già nel 1986 un primo prototipo di testina bubble inkjet monocromatica a 12 ugelli.
Il risultato ottenuto incoraggia ulteriori ricerche e in pochi anni l’Olivetti realizza altri prototipi con un maggior numero di ugelli e a tre colori (giallo, magenta e ciano).
L’esigenza di concentrare in spazi piccolissimi, oltre agli ugelli, una quantità crescente di componenti elementari e dispositivi (transistor, diodi) conduce a un’importante svolta tecnologica. Nella fabbricazione delle testine, infatti, diviene possibile e vantaggioso l’impiego di un “wafer” di silicio (ossia una sottile “fetta”, di forma circolare e di diametro variabile da 5 fino a 30 centimetri), che può integrare un numero di componenti e dispositivi incomparabilmente maggiore rispetto al substrato di ceramica o vetro utilizzato in precedenza.
Per i laboratori Olivetti ciò significa l’ingresso in un’area molto avanzata della ricerca, propria dei semiconduttori e della microelettronica.
La prima testina di stampa a tecnologia inkjet termica commercializzata dall’Olivetti nasce nel 1990: è monocromatica, a 50 ugelli, ed è montata sulle stampanti JP 350 e JP 150. I nuovi prodotti sono accolti favorevolmente dal mercato e l’Olivetti, unica azienda europea capace di governare completamente tutti i processi della complessa tecnologia inkjet, moltiplica gli sforzi per compiere ulteriori progressi.
Nel 1993 escono le prime testine ricaricabili e la soluzione inkjet viene estesa dalle stampanti ai fax (OFX 2100 e OFX 3100) e ai registratori di cassa (ECR 4200). Nel 1994 arrivano sul mercato la prima stampante Olivetti inkjet a colori (JP 450C) e la prima monocromatica portatile (JP 50).
Di fronte al successo della nuova tecnologia, nel 1995 tutta l’attività inerente l’inkjet viene trasferita dai laboratori di Ivrea allo stabilimento di Arnad, in Valle d’Aosta, sede della società Balteadisk, costituita nel 1967, che fino ai primi mesi del 1994 aveva avuto in carico la produzione di supporti magnetici per computer. Nell’ottobre 1999 la Balteadisk modifica la propria ragione sociale in Olivetti Techcenter S.p.A. e quindi (aprile 2002) in Olivetti I-Jet S.p.A., con capitale interamente appartenente alla capogruppo Olivetti.
Una tecnologia per stampare su carta, tessuti, torte…
Nella seconda parte degli anni ’90 l’inkjet Olivetti compie ulteriori progressi. Nel 1996 esce la prima stampante portatile a colori, la JP 90. Nel 1997 con la stampante JP 790, che adotta una testina per la stampa monocromatica e una per la stampa a colori, la dimensione delle gocce d’inchiostro espulse dagli ugelli viene dimezzata: le gocce ridotte a 80 e 45 picolitri (litro diviso mille miliardi), rispettivamente per il nero e per il colore, migliorano la precisione e qualità di stampa. Con la JP 883, concepita per stampe fotografiche, nel 1998 si arriva a micro-gocce da 20 picolitri.
Nel 1999 la produzione di testine da 200 ugelli che integrano dispositivi elettronici per lo smistamento dei segnali elettrici di pilotaggio segnano un importante salto di qualità. Le testine sono montate sulle stampanti ArtJet 10 e ArtJet 20. Grazie anche al design innovativo, curato dallo studio De Lucchi, questi prodotti ottengono un notevole successo di mercato; l’ArtJet 10 vince il premio Compasso d’Oro del 2001.
Nel 1999 l’Olivetti presenta anche uno dei primi prodotti multifunzione a livello mondiale: è lo StudioJet 300, che funge da stampante, scanner e copiatrice, a cui fa seguito nel 2000 il JetLab 600, premiato con l’IF product design award al CeBIT di Hannover.
La flessibilità applicativa offerta dalla tecnologia inkjet consente all’Olivetti di sviluppare prodotti per applicazioni in diversi campi: non solo stampa su carta, ma anche su tessuti e materiali diversi, persino su cialde alimentari che grazie all’uso di inchiostri commestibili possono essere utilizzate in pasticceria.
Il 2005 segna l’uscita delle prime testine Olivetti a 400 ugelli, capaci di produrre gocce di soli 5 picolitri e quindi di offrire una qualità di stampa di livello fotografico. Queste testine corredano le nuove stampanti My_Way, a colori per stampe fotografiche, e Any_Way, con doppia testina per stampe monocromatiche e a 6 colori.
L’esperienza accumulata da Olivetti I-Jet in una tecnologia così versatile, innovativa e a basso impatto ambientale offrivala prospettiva di nuovi sviluppi in molte direzioni: non solo testine di qualità sempre più elevata per la stampa su carta e su altri materiali, ma anche nuovi sviluppi della tecnologia del silicio verso microlavorazioni e sistemi miniaturizzati come i MEMS (micro-electro-mechanical systems), capaci di svolgere innovative funzioni di rilevazione, elaborazione e attuazione in vasti ambiti applicativi. Tuttavia le modeste dimensioni del parco installato di stampanti inkjet Olivetti non garantivano un livello di domanda delle testine di stampa proporzionato alle esgenze di saturazione dei costosi impianti di Olivetti I-Jet. Ciò nel 2014 conduceva alla decisione di cedere di questa società.