Una mossa tempestiva
Nel 1988, dopo un incontro con l’imprenditore americano George Blumenthal, fondatore della Cellular Communications Inc. (CCI), Elserino Piol, responsabile per le Strategie e lo Sviluppo della Olivetti, comincia a guardare con curiosità al settore della telefonia mobile.
Ben presto i progressi europei verso la liberalizzazione delle telecomunicazioni e la definizione di un protocollo comune per la telefonia mobile digitale (il GSM) convincono Piol e Carlo De Benedetti, presidente e amministratore delegato dell’Olivetti, a superare le iniziali perplessità e a lanciarsi nel nuovo business.
L’incarico operativo per la realizzazione dell’iniziativa è affidato a Piol, che cerca e ottiene l’adesione di importanti partner internazionali.
Il 19 giugno 1990 viene formalmente costituita Omnitel Sistemi Radiocellulari Italiani (OSR) con l’obiettivo di entrare nel mercato europeo della telefonìa mobile. Accanto a Olivetti, azionista di maggioranza, partecipano alla nuova società la banca d’affari Lehman Brothers, le società americane di telecomunicazioni Cellular Communications International Inc. e Bell Atlantic International, la svedese Telia International.
La lunga attesa della concessione
I primi tempi sono caratterizzati da un’intensa attività progettuale e di studi di fattibilità del progetto, mentre De Benedetti si muove a Bruxelles perché la Commissione Europea solleciti le autorità italiane ad aprire alla concorrenza il mercato della telefonia mobile, come previsto dalle direttive europee.
Nel dicembre 1990 Omnitel presenta al Ministero delle Poste e Telecomunicazioni la domanda di concessione per la licenza relativa al servizio GSM e il primo progetto per le costruzione di una rete nazionale. Nel maggio 1991 invia al Ministero un ponderoso studio tecnico e chiede l’autorizzazione ad effettuare prove tecniche di trasmissione.
In Europa l’avvio commerciale del GSM è autorizzato, in un contesto competitivo, dal giugno 1992; in Italia esiste un solo operatore, la SIP, che in ottobre può avviare il servizio in forma sperimentale. Solo il 16 dicembre 1993 il governo italiano emana il bando per l’assegnazione di una seconda licenza. Alla gara partecipano Omnitel, Pronto Italia (tra gli azionisti vi sono la tedesca Mannesmann e l’americana Air Touch) e Unitel (guidata dalla Fiat) che incorpora una quarta società creata da Snam/ENI. Omnitel nel gennaio del 1994 si accorda con Pronto Italia per presentare un’offerta congiunta: nasce così Omnitel Pronto Italia (OPI), di cui OSR detiene il 70%. Il 28 marzo OPI si aggiudica la gara e il 30 novembre stipula la convenzione con il Ministero delle Poste e Telecomunicazioni.
Nel gennaio 1995 l’assemblea straordinaria dei soci approva un aumento di capitale e in febbraio, dopo la firma del decreto presidenziale che rende operativa la convenzione, finalmente possono iniziare i lavori per la costruzione della rete e per i primi centri di assistenza alla clientela a Milano e Roma.
La macchina della nuova società, dal 1993 affidata a Francesco Caio, si muove in modo sempre più rapido. In maggio parte la prima campagna pubblicitaria e viene firmato l’accordo con Telecom Italia per l’interconnessione con la rete fissa; a luglio si avvia un servizio pre-operativo, interno all’azienda, e in ottobre viene stipulato un accordo con TIM per il roaming nazionale. Dopo numerose prove e collaudi, il 2 ottobre parte un servizio sperimentale riservato a 10 mila “clienti amici”. Il 7 dicembre, raggiunta la copertura del 40% del territorio nazionale, come richiesto dal bando di gara, Omnitel comincia a offrire i propri servizi al pubblico.
Uno sviluppo sorprendente
Il decollo di Omnitel è rapidissimo. A fine 1996 la rete copre già il 60% del territorio nazionale e l’85% della popolazione. Il numero dei clienti cresce in modo vertiginoso: dai 54 mila di fine ’95 ai 714 mila di fine ’96, fino a raggiungere la soglia del milione il 28 aprile 1997, dopo neppure 17 mesi di attività.
Nel 1998, dopo 3 anni di attività commerciale, il fatturato si avvicina ai 4.500 miliardi di lire (circa 2,3 miliardi di euro), con un utile netto di oltre 780 miliardi, pari al 17,5% del fatturato. Secondo le valutazioni degli analisti finanziari a fine ‘98 il valore di mercato di Omnitel si aggira intorno ai 40.000 miliardi. I dipendenti totali sono oltre 5.500 (4.859 in termini di occupati-equivalenti a tempo pieno).
Il successo ottenuto da Omnitel in così breve tempo per certi aspetti è sorprendente. L’azienda non era nota al pubblico, non disponeva di una infrastruttura di rete preesistente, ha dovuto pagare 750 miliardi di lire in pronta cassa per ottenere la concessione, l’azionista principale – l’Olivetti – era in una fase critica, gli investimenti necessari per raggiungere un livello minimo di operatività sul territorio erano molto gravosi, non poteva contare su siti di proprietà dove installare le antenne, doveva confrontarsi con un concorrente agguerrito come Telecom Italia Mobile…
A fronte di questi handicap Omnitel poteva contare su alcuni aspetti positivi: l’irresistibile crescita del mercato, superiore ad ogni più rosea attesa (a fine ’98 il mercato italiano del GSM è il primo in Europa); l’eccellente qualità di una rete costruita con le ultime tecnologie e quindi in grado di garantire la qualità del servizio; l’attenzione al cliente e un marketing orientato al mercato consumer nella convinzione che il telefono cellulare, agli inizi immaginato per il mondo business, sarebbe diventato lo strumento di comunicazione personale per eccellenza.
Olivetti, Mannesmann, Vodafone…
Per trovare le risorse necessarie allo sviluppo di Omnitel e far quadrare i conti del proprio bilancio, l’Olivetti dapprima riduce la sua partecipazione in Omnitel e poi, nel settembre 1997, sigla un importante accordo con la tedesca Mannesmann. Le due società creano Oliman, una holding che racchiude le partecipazioni Olivetti in Omnitel e Infostrada. La quota di Mannesmann in Oliman, inizialmente del 25%, nel febbraio 1999 sale al 49,9%. L’Olivetti di fatto dimezza la sua partecipazione in Omnitel e Infostrada, ma il 50,1% di Oliman le è sufficiente per mantenerne il controllo. L’accordo fa affluire preziosa liquidità in Olivetti e pone le premesse per il riequilibrio del conto economico. Allo stesso tempo il baricentro della società si sposta decisamente verso il business delle telecomunicazioni.
Nel maggio 1999, dopo la favorevole conclusione dell’OPAS su Telecom Italia, l’Olivetti otterrà il controllo di TIM e, in ossequio alle norme antitrust, dovrà uscire da Omnitel cedendo a Mannesmann la sua partecipazione in Oliman.
Nell’agosto 1999, dopo varie operazioni, Omnitel avrà tre soli azionisti: Mannesmann (55%), Bell Atlantic (23%) e Vodafone AirTouch (22%). Poco dopo, Mannesmann sarà oggetto di un takeover ostile che si concluderà nell’aprile 2000 con il successo di Vodafone. Gli inglesi rileveranno anche la partecipazione di Bell Atlantic e diventeranno in questo modo gli unici azionisti di Omnitel, che nel 2003 muterà la denominazione sociale in Vodafone Italia.