La sindrome del regalo di fine anno
Che regalo facciamo per Natale? Se lo domandano ormai da molto tempo anche le aziende, che ogni anno si ingegnano nei modi più svariati di trovare un omaggio per i clienti più affezionati, i fornitori, i partner.
Anche in Olivetti la sindrome del regalo di fine anno ha radici antiche. In questa impresa fin dagli anni ’50 le funzioni della pubblicità, del design industriale e della corporate identity fanno capo ad un unico ente aziendale che deve garantire la coerenza unitaria della comunicazione e dell’immagine aziendale. Gli oggetti regalo sono una forma di comunicazione e perciò, come la pubblicità, come il design, devono esprimere lo stile, la cultura, l’immagine dell’impresa.
Da qui nasce l’dea che quel che si regala debba essere qualcosa di specifico, pensato dall’azienda e prodotto om modo esclusivo per l’azienda.
Verso la metà degli anni ’60, in Olivetti inizia la produzione di una serie di articoli omaggio originali, spesso realizzati nelle stesse fabbriche aziendali. Nella maggior parte dei casi sono oggetti disegnati da Marcello Nizzoli e Giovanni Pintori, a cui si devono il design e la grafica di tanti prodotti, manifesti e pubblicazioni Olivetti.
L’incontro con Folon e la prima agenda
In questo clima, sul finire degli anni ’60 nasce l’idea di pubblicare delle agende da tavolo; non delle agende banali, ma agende che rientrino inequivocabilmente nello “stile Olivetti”.
Il progetto prende corpo in seguito a un incontro che avviene nel 1968 a casa del grafico italo-americano Leo Lionni. Qui, Giorgio Soavi, responsabile dell’Ufficio Progettazioni Speciali di Olivetti nell’ambito della Direzione Pubblicità e Stampa diretta da Renzo Zorzi, si imbatte per la prima volta in Jean Michel Folon, un giovane ragazzo belga ancora sconosciuto in Italia. Folon ha realizzato una serie di disegni ad acquerello sullo stile di quelli di Saul Steinberg (l’artista famoso per aver illustrato per quasi 60 anni le copertine del periodico americano The New Yorker); li ha mandati ad un editore americano per pubblicarli, ma ha ricevuto una risposta negativa.
E’ un’occasione per Soavi, che si rende subito conto di come quelle opere fantastiche, cariche di significati e piene di colori potrebbero essere utilizzate dalla Olivetti. L’accordo con Folon è raggiunto presto: i disegni saranno racchiusi in un’agenda disegnata da Enzo Mari con uno stile semplice e lineare.
Nasce così la prima agenda Olivetti per il 1969; non un’agenda un po’ anonima come quelle che la stessa Olivetti in precedenza aveva realizzato, ma un’opera destinata a divenire un oggetto cult, da collezione, perché mette accuratamente insieme, proprio come nei prodotti Olivetti, le giuste dosi di innovazione, funzionalità, design e arte.
I disegni di Folon descrivono una condizione a cui tutti gli esseri umani devono sottostare giornalmente: l’obbligo di dover decidere da che parte andare per potersi spostare. Viene presentato, infatti, “il mondo delle frecce stradali” che impone agli uomini di seguire una determinata direzione piuttosto che un’altra e che li punisce se deviano dalla direzione giusta. Le strade, gli alberi, persino i volti umani si riempiono di frecce ad indicare che l’uomo è privo della possibilità di scegliere, ma è necessariamente obbligato ad intraprendere un cammino anziché un altro.
Agende per promuovere l’arte
L’eccellenza del risultato ottenuto è testimoniata dal fatto che la struttura dell’agenda del 1969 è rimasta sostanzialmente invariata per 36 anni, fino al 2005. In questi anni le agende sono state pubblicate in italiano, inglese, francese, tedesco, spagnolo e per qualche tempo anche in caratteri cirillici per l’Unione Sovietica.
La vera particolarità dell’agenda Olivetti sta nell’idea di racchiudervi ogni anno opere di artisti contemporanei più o meno famosi; opere in molti casi espressamente commissionate ed acquistate dalla Olivetti, che arricchisce in questo modo il suo patrimonio artistico.
Allo stesso tempo, come avviene per Folon e per molti altri autori, l’agenda diventa lo strumento di “lancio” di giovani artisti ancora poco conosciuti.
In alcuni casi, quando il contatto avviene con autori già famosi, l’Olivetti in genere si “limita” ad acquistare i diritti d’autore per riprodurre opere già esistenti.
Con il passare degli anni la raccolta delle agende Olivetti assume in modo sempre più evidente i connotati di una galleria d’arte. Una galleria che presenta una sequenza fuori dal comune di opere, spesso inedite, di grandi artisti del Novecento: da Sutherland (agenda 1971) a Marini (1972), da Botero (1978) a Mattioli (1981), da Pericoli (1994) a Balthus (1996).
A partire dal 2000 - uscito Giorgio Soavi - l’Olivetti, per illustrare le agende, non ricorre più alle opere di artisti contemporanei, ma agli affreschi di grandi artisti del passato che sono stati oggetto di restauro con il contributo diretto dell’impresa. Così, ad esempio, l’Agenda del 2000 è dedicata all’Ultima Cena di Leonardo da Vinci, il cui restauro iniziato nel 1982 viene inaugurato nel 1999.
In seguito alla fusione tra Olivetti e Telecom Italia, l’agenda mantiene invariata la struttura grafica, ma viene illustrata con opere di grandi autori presentati in mostre d’arte curate da Progetto Italia, società per la cultura di Telecom Italia. Nell’ultima edizione del 2005, "targata" non più Olivetti, ma Telecom Italia, le illustrazioni si riferiscono al restauro del museo di Bagdad; anche la copertina cambia colore e il tradizionale marrone scuro, tipico delle passate edizioni, è sostituito dal rosso fuoco, colore aziendale di Telecom Italia.
L'agenda ritorna nel 2008 - questa volta a cura della società Olivetti - in occasione del centenario di fondazione dell'azienda; illustrata con alcuni dei più bei manifesti storici della Olivetti, l'agenda ripropone la copertina marrone, il lay-out originale di Enzo Mari, la stessa carta delle vecchie edizioni.
Negli anni successivi le agende pubblicate da Telecom Italia abbandonano il formato e lo stile originale.