L’idea di Adriano e la nascita della casa editrice
Tra le tante iniziative culturali della Olivetti, riveste una particolare importanza la casa editrice che Adriano Olivetti fonda negli anni ’40. L’idea matura durante la II Guerra Mondiale: in Italia è un momento molto povero sul piano culturale, che segue un ventennio durante il quale l’accesso ai libri e alle idee di grandi autori stranieri in vari campi è stato impedito o limitato. Adriano Olivetti sviluppa dentro di sé la convinzione che il Paese abbia bisogno di una svolta culturale, per rendere possibile alla fine del conflitto un profondo rinnovamento della società.
La cultura e l’impegno sociale sono sempre stati alla base del suo agire; così, nel 1942, nonostante i difficili tempi di guerra, decide di fondare le Nuove Edizioni Ivrea. Egli stesso indica gli scopi dell’iniziativa: “le Nuove Edizioni Ivrea sono nate con l’obiettivo di offrire al pubblico italiano la possibilità di accedere ad una cultura totale […]. Si tratta di un’impresa complessa, alla quale cooperano nello stesso tempo uomini di cultura e uomini d’azione”.
Le Nuove Edizioni Ivrea
Le prime pubblicazioni della casa editrice sono di carattere psicologico: Adriano Olivetti, personalmente interessato a questo tema e convinto che alla fine della Guerra si sarebbe rapidamente sviluppata una forte attenzione per tutto ciò che riguardava la psicologia, predispone un programma editoriale di opere psicologiche straniere, per le quali acquista i diritti in Svizzera. Inoltre, il piano delle pubblicazioni comprende una vasta serie di lavori in diversi altri campi della cultura: dalle opere complete di Kierkegaard agli scritti di Ortega y Gasset, Rudolf Kassner, Alfred Weber, Carl Jung; da opere nel campo dell’arte, a lavori dedicati interamente all’architettura contemporanea.
Pur essendo partite con un forte slancio, le Nuove Edizioni Ivrea vedranno la pubblicazione dei primi lavori solo un anno dopo la loro nascita, nel 1943, quando escono le prime due opere: Il piano regolatore della Valle d’Aosta, studio urbanistico condotto a partire dal ’37 da un’équipe di architetti e ingegneri e coordinato dallo stesso Olivetti; e La vocazione umana, una meditazione tra metastoria e ricerca religiosa di Aldo Ferrabino. Un ultimo lavoro uscirà due anni più tardi, nel 1945: si tratta della prima edizione de L’ordine politico delle Comunità, l’opera teorica in cui Adriano Olivetti espone il suo pensiero politico, che sarà anche alla base di una radicale riconsiderazione della natura e dei fini della casa editrice. Il libro, stampato in Svizzera dove Adriano era rifugiato, verrà poi ripubblicato dalle Edizioni di Comunità nel 1946.
Le Edizioni di Comunità negli anni di Adriano Olivetti
Alla fine della Guerra, sugli interessi più specificamente culturali e scientifici, prevalgono in Olivetti quelli politico-sociali e alle Nuove Edizioni Ivrea subentrano le Edizioni di Comunità. Adriano Olivetti aveva in mente, attraverso questa casa editrice, di aprire un dialogo tra la cultura politica italiana, in quegli anni fortemente condizionata da ideologie contrapposte, e la scienza e la filosofia politica di tipo anglosassone.
La nuova casa editrice è una iniziativa personale di Adriano Olivetti, disgiunta dall'attività e dal capitale della società Olivetti, ma idealmente intrecciata con la visione e le strategie che guidano lo sviluppo dell'azienda eporediese.
L’atto formale di nascita delle Edizioni di Comunità è costituito dall’apparizione nelle edicole, nel marzo del 1946, del primo numero di Comunità, rivista di politica e di cultura che verrà pubblicata per quasi 50 anni.
Con l’uscita della rivista, appare per la prima volta il noto logo che accompagnerà anche il movimento politico di Adriano Olivetti (rimarrà netta, comunque, la distinzione tra movimento e rivista): si tratta di un marchio dalla forma ovale, formato da un’elaborata cornice a volute in cui è racchiusa una campana sormontata da un doppio cartiglio recante la scritta “Humana Civilitas”.
La casa editrice si sviluppa lungo due filoni: da un lato i libri, dall'altro i periodici e le riviste specializzate. Tra i libri, il primo, più corposo lavoro pubblicato dalle Edizioni di Comunità esce otto mesi dopo la nascita della casa editrice, nel novembre del 1946: si tratta della traduzione di un’opera di Erik Peterson, Il mistero degli ebrei e dei gentili nella Chiesa. Da questo momento in poi, le Edizioni di Comunità proseguono con la pubblicazione di numerosi lavori: nel 1950, dopo neppure 5 anni di attività, la casa editrice ha già proposto una decina di aree tematiche differenti. Nelle diverse collane che spaziano su svariate materie (storia, politica, sociologia, economia, diritto, religione, psicologia, psicoanalisi, pedagogia, filosofia, arte, architettura, urbanistica...) in breve vengono pubblicate opere di illustri autori, come Adorno, Bobbio, Buber, Claudel, Durkheim, Einaudi, Fromm, Friedmann, Galbraith, Jaspers, Jung, Kierkegaard, Le Corbusier, Maritain, Mumford, Quaroni, Schumpeter, Weber, Weil. Alle Edizioni di Comunità va il merito di aver fatto conoscere alcuni di questi importanti autori, in Italia fino allora sconosciuti.
Per Adriano Olivetti il ruolo di questa casa editrice è in primo luogo culturale: non mira ai bestseller della prosa letteraria, ma alla saggistica e alla ricerca socio-politica. Vengono tradotti gli autori più problematici, i critici del capitalismo classico e del rigido comunismo, gli autori che propongono una visione nuova delle istituzioni, dell'economia e della società. Come nel 2000 ricordava Walter Barberis, responsabile editoriale delle Edizioni di Comunità: “Le opere di architettura, urbanistica, design, scienze sociali, filosofia politica e storia delle dottrine politiche pubblicate negli anni ’50 richiamavano nel loro insieme l’immagine di una fabbrica che anteponeva l’uomo al profitto, che cercava di continuo di perfezionarsi, ma sempre nel dichiarato rispetto della persona umana, che voleva creare ricchezza e cultura, ma per distribuirle anzitutto ai suoi partecipanti e diffonderle, sotto forma di opere e servizi, nel territorio entro il quale era e si sentiva profondamente radicata”.
Una casa editrice ad ampio raggio
Dopo la morte di Adriano Olivetti (1960), il compito di promuovere e sviluppare il lavoro della casa editrice passa nelle mani del figlio Roberto. Renzo Zorzi, che già nel 1952 era subentrato a Giorgio Soavi nella direzione della rivista Comunità e che nel 1956 aveva assunto anche la direzione editoriale della casa editrice, mantiene questo doppio incarico. Si rafforzano anche i rapporti con la Società Olivetti, che nel 1980 incorpora le Edizioni di Comunità fra le società del Gruppo, affidandone la presidenza a Franco Debenedetti. Cresce il numero delle pubblicazioni realizzate ogni anno e viene allargato in modo consistente il numero delle collezioni: tra le varie collane uscite tra il 1960 e il 1980, grazie soprattutto al contributo di Renzo Zorzi, nel 1965 divenuto responsabile della corporate image e delle attività culturali della Olivetti, si possono ricordare i “Saggi di cultura contemporanea”, i “Classici della sociologia”, “Architettura e urbanistica”, fino ad arrivare a “Humana Civilitas” che, proseguendo il filone filosofico-religioso particolarmente caro ad Adriano Olivetti, ha continuato per alcuni anni a pubblicare autori di più pungente modernità.
Le Edizioni di Comunità sono anche state “accompagnate” da una serie di riviste molto qualificate, come con maggiore dettaglio indicato in un altro percorso di questo portale. Di alcune riviste, le Edizioni di Comunità hanno assunto la gestione pro tempore per impedirne crisi momentanee, se non addirittura la cessazione, come nel caso della Rivista di filosofia, la gloriosa testata diretta da Norberto Bobbio. Altre rientravano invece nel programma editoriale vero e proprio: oltre a Comunità, è il caso di Metron Architettura, una tra le più vivaci e aperte riviste di settore di quegli anni, uscita nel 1951, e Zodiac, rivista internazionale di architettura fondata nel 1957.
Con lo sviluppo delle attività editoriali e della stampa specializzata, la funzione innovativa inizialmente svolta dalle Edizioni di Comunità che avevano fatto conoscere agli italiani tanti autori e opere prima sconosciute si è gradualmente indebolita. Nell'ottobre 1985 l'Olivetti cede il 51%della casa editrice alla Mondadori, ma la nuova gestione non raggiunge i risultati sperati; nel luglio 1991, a fronte della crescente complessità dei settori industriali in cui l’Olivetti è impegnata (informatica e telecomunicazioni) e della delicata situazione economico-finanziaria, l’Azienda cede anche la restante quota del 49%.
Ma nel 2012, dopo una lunga pausa, le Edizioni di Comunità in collaborazione con la Fondazione Adriano Olivetti riprendono l'attività con un programma editoraile che prevede la pubblicazione di tutti gli scritti di Adriano Olivetti, compresi alcuni inediti, dei migliori studi critici che contribuiscono alla comprensione profonda della vicenda olivettiana, e di alcuni dei più significativi titoli tratti dal catalogo storico delle Edizioni.
Per una analisi più approfondita della storia delle Edizioni di Comunità nel periodo adrianeo, si rimanda allo studio di Beniamino de' Liguori Carino, "Adriano Olivetti e le Edizioni di Comunità (1946-1960)", Fondazione Adriano Olivetti, Roma 2008.