Dopo il restauro degli affreschi danneggiati dall’alluvione di Firenze del 1966, l’attività dell’Olivetti a sostegno e salvaguardia del patrimonio artistico nazionale si intensifica. Tra le tante iniziative promosse negli anni seguenti, una che ha sicuramente lasciato un segno indelebile nel campo dell’arte è costituita dal restauro dei cavalli della Basilica di San Marco a Venezia.
Il lavoro sponsorizzato dall’azienda eporediese ha permesso di sistemare nel migliore dei modi un’opera che da anni è oggetto di ammirazione di tanti turisti, ma che costituisce anche un mistero per molti studiosi. Dopo attenti studi ed esami, infatti, gli esperti d’arte non sono ancora in grado di stabilire con certezza se i cavalli di San Marco sono stati realizzati da artisti greci, romani o addirittura medio-orientali; inoltre, non si è ancora riuscito a capire il motivo per cui tali opere vennero realizzate e a quale secolo risalga la difficilissima fusione di questi bronzi. Quel che si è riuscito a ricostruire è che i cavalli vennero portati a Venezia dopo essere stati “catturati” a Costantinopoli al termine della IV Crociata nel 1204, ma vennero nuovamente “rapiti” durante le guerre napoleoniche per poi essere restituiti alla città veneta dopo la caduta di Napoleone.
Forse proprio per questo mistero che avvolge le origini della quadriga marciana, le numerose e curatissime mostre organizzate dalla Olivetti in occasione del restauro hanno riscosso un così ampio successo: i cavalli di San Marco, infatti, sono stati ospitati dai più famosi musei del mondo (la British Academy di Londra, il Metropolitan Museum di New York, il Palazzo Reale di Milano) e hanno fatto sì che la mostra dal titolo “I cavalli di San Marco” risultasse la più frequentata al mondo, con un totale di oltre 2 milioni di visitatori.
L’opera di restauro
Il coinvolgimento della Olivetti nel restauro dei cavalli della Basilica comincia all’inizio degli anni ’70 sotto richiesta della Procuratoria di San Marco, che affida all’esperienza e alla cultura dell’azienda eporediese il difficile compito di riportare alle condizioni originali la famosa quadriga marciana, collocata sulla loggia della basilica e quindi esposta ai danni della salsedine e dello smog.
Alla decisione della Olivetti di intervenire in un’opera del genere contribuì anche la posizione dell’allora presidente dell’azienda, Bruno Visentini, che ricopriva in quegli anni anche il ruolo di presidente della Fondazione Cini e del Comitato Italiano per la salvaguardia di Venezia. L’iniziativa della Olivetti, quindi, aveva come scopo anche quello di attirare l’attenzione internazionale sulla necessità di intervenire per proteggere e conservare il grande patrimonio artistico della città lagunare.
I primi prelievi atti a svolgere una serie di esami preliminari sui cavalli sono stati eseguiti il 5 marzo del 1974. Prima di procedere con il restauro dell’opera, si sono dovuti condurre numerosi esami sulla superficie dei bronzi, in modo da ottenere dei dati certi sulla composizione della patina che li ricopriva, nonché delle informazioni utili a chiarire la composizione delle macchie e delle incrostazioni superficiali, per permetterne la rimozione.
I primi interventi, che consistevano prevalentemente in prove di pulitura, sono durati quasi un anno e hanno permesso di stabilire le modalità da adottare per procedere alla rimozione delle diverse incrostazioni depositatesi negli anni e per pulire al meglio le opere d’arte. Grazie a tutti gli studi e agli esami effettuati direttamente sui cavalli, è stato possibile individuarne l’esatta composizione, costituita prevalentemente da rame, combinato con delle percentuali inferiori di stagno e piombo.
Le mostre in giro per il mondo
L’importanza e la fama del restauro dei cavalli di San Marco sono dovuti anche alle mostre che la Olivetti è stata in grado di organizzare in giro per il mondo.
A partire dal 1979, infatti, anno in cui uno dei cavalli viene presentato alla Royal Academy di Londra, più di 3 milioni di persone hanno avuto l’opportunità di osservare e conoscere il lavoro sponsorizzato dalla Olivetti, ammirando le opere veneziane esposte in alcuni delle più grandi città del mondo. Dopo Londra, la mostra è stata presentata a New York (1980) dove si è registrato il maggior numero di visitatori con un totale di 850 mila presenze; poi, lo stesso anno, è stato il turno di Città del Messico, seguita nel 1981 dal Grand Palais di Parigi e da Palazzo Reale a Milano. Qui la mostra, curata dal prof. Guido Perocco, ha riscosso un successo che a Milano ben poche altre mostre avevano mai raggiunto in precedenza: 250 mila visitatori, con una media di circa 6.500 persone al giorno che hanno pagato 2 mila lire di biglietto per vedere da vicino i famosi cavalli. I motivi di questo eccezionale successo vanno ricondotti, oltre alla notorietà delle opere esposte, anche e soprattutto al modo in cui esse sono state esibite al pubblico: per la prima volta, vengono presentati tutti e quattro i cavalli, in modo diverso rispetto a come sono normalmente visti a San Marco; a Milano, infatti, i cavalli sono stati disposti un una quadriga, come forse erano in origine quando ancora si trovavano a Bisanzio. La quadriga, posizionata su di una piattaforma, è circondata da ampie gradinate che hanno permesso ai visitatori di osservarla e ammirarla da ogni lato e con ogni prospettiva. Un’altra particolarità che ha reso la mostra di Milano unica nel suo genere riguarda la presenza, accanto ai cavalli, di numerose altre opere esposte: a Palazzo Reale, infatti, sono state presentate ben 208 opere provenienti da 41 musei esteri e italiani (tra cui il Metropolitan Museum, il Louvre, il British Museum) e dalle collezioni della Regina Elisabetta, tutte legate al tema dei cavalli e alla loro storia. Grazie a queste opere che accompagnano la quadriga marciana, la mostra di Milano è riuscita a creare una sorta di itinerario in grado di spiegare e raccontare le origini dei famosi cavalli.