"La Serie 45 può essere considerata come uno dei più completi sistemi per ufficio oggi sul mercato. Comprende una serie di attrezzature per la famiglia delle macchine elettroniche Olivetti, un pacchetto complessivo di mobili per ufficio (tavoli, scrivanie, sedie impilabili, basi, cassettiere) ed un assortimento di accessori che vanno dal portaombrelli ai supporti per il telefono. Si tratta di un completo e consistente vocabolario di arredo per uffici innovativo al punto di essere muto nel design, ma spiritoso in alcuni dettagli e raffinato e rigoroso nell'uso del colore. E' anche raccomandabile per il suo prezzo". Con queste parole nel gennaio 1973 Alastair Best commentava sul n. 289 della rivista Design la nuova serie di mobili e attrezzature per ufficio presentata dalla Olivetti Synthesis, società del Gruppo Olivetti specializzata in questo settore.
Il carattere qualificante nella progettazione della Serie 45 probabilmente risiedeva nella ricerca di soluzioni sempre più razionali per l'arredamento degli ambienti d'ufficio; ricerca ispirata e guidata nei primi anni '70 da Ettore Sottsass, con la collaborazione di diversi designer, da Perry King ad Albert Leclerc, da Bruno Scagliola a Tiger Umeda e Jane Young.
Il singolare rapporto di Sottsass con l'Olivetti
Il progetto di Sottsass (1917-2007) non era improvvisato. Fin dal 1958 questo grande designer aveva avviato con l'Olivetti una fruttuosa collaborazione che nel 1959 si era tradotta nel design dell'Elea 9003, il primo elaboratore elettronico italiano... e il primo Compasso d'Oro assegnato a Sottsass!
Nei primi anni '60 Roberto Olivetti gli aveva proposto di entrare in azienda con un ottimo stipendio. Sottsass, spirito irrequieto e libero, aveva rifiutato e controproposto una diversa soluzione: creare due gruppi di design, uno interno all'azienda formato da dipendenti e anche da collaboratori di Sottsass, l'altro collocato nello studio di Sottsass dove operavano vari designer, come lui indipendenti, ma dove erano distaccati anche alcuni tecnici dell'Olivetti.
I due gruppi, dipendenti di fatto dalla Direzione Relazioni culturali, disegno industriale e pubblicità, dal 1965 guidata da Renzo Zorzi, avrebbero avuto ruoli diversi: il primo più legato alle esigenze aziendali di produzione e vendita del prodotto, il secondo più libero e capace di una visione allargata all'intera immagine aziendale. Tra i due gruppi si sarebbe dovuta garantire una stretta collaborazione.
La proposta venne subito accettata dall'Olivetti e diede ottimi risultati; più tardi, in uno scritto del 1979, lo stesso Sottsass spiegava la logica di questa inconsueta struttura: "Per tradizione nelle industrie (...) i problemi di design sono gestiti dal marketing, cioè dalla gente responsabile di vendere i prodotti. (...) E' logico che tutti gli allettamenti, i profumi, i fischietti, i campanelli, tutte le tecniche persuasive che si possono inventare per rendere vendibili i prodotti siano studiate e messe a disposizione delle persone cosiddette di marketing. Tra queste tecniche persuasive il design sembra essere una delle più persuasive. (...) Se invece si ha un'altra visione del ruolo del design per la quale il design non si esaurisce nella progettazione di un qualsiasi alibi estetico per uno o per cento prodotti di un'industria, ma si configura come momento di partecipazione più vasta al progetto dell'immagine, forma e figurazione dell'intera industria in quanto evento pubblico, allora la posizione degli studi di design non può più stare dove si specula sul mercato, ma deve essere dentro la zona dove si specula sul ruolo globale dell'industria".
Dal mobile per ufficio al sistema di arredamento
Con questa visione del ruolo del design Sottsass non poteva limitarsi a disegnare dei "bei vestiti" per i prodotti Olivetti. Incaricato di progettare, dopo il design dell'Elea e di alcune macchine per scrivere, quello di tutti i prodotti elettronici, aveva maturato l'idea di costruire uno schema generale di riferimento dimensionale che potesse essere utilizzato per qualsiasi prodotto per ufficio; la soluzione venne identificata nella costruzione di una specie di griglia strutturale che avrebbe dovuto essere in grado di contenere e integrare i volumi tecnici delle varie apparecchiature elettroniche.
Questa impostazione non ebbe successo per un duplice motivo: dopo la cessione (1964) della Divisione Elettronica alla General Electric lo sviluppo di prodotti elettronici in Olivetti cessò per qualche tempo di essere al centro dell'attenzione dei piani aziendali.
Inoltre, la rapida evoluzione della tecnologia e la miniaturizzazione dei componenti elettronici ebbe l'effetto di modificare continuamente l'architettura delle macchine e quindi di rendere rapidamente obsoleto ogni tentativo di collocarne la forma e le dimensioni all'interno di una griglia rigidamente precostituita.
Ma se con le apparecchiature elettroniche il progetto di Sottsass ebbe scarso successo, quando la stessa idea venne trasferita all'ambito dei mobili per ufficio, prodotti dalla Olivetti Synthesis, le cose andarono molto meglio e il progetto risultò vincente. L'idea di fondo era quella di un modulo tridimensionale su cui dimensionare sia i mobili che gli arredi per l'ufficio, avendo presenti anche gli spazi dedicati alle macchine, ai telefoni e agli altri oggetti che sui mobili di un ufficio devono trovare posto.
Nel modulo pensato da Sottsass la misura di 45 centimetri rappresentava un riferimento base; da qui, la denominazione di "Serie 45".
Modularità e funzionalità: mobili per tutti gli uffici
La singolarità del progetto di Sottsass sta nella semplicità della linea dei mobili e degli arredi; linea ispirata a criteri di funzionalità e modularità e quindi per nulla trasgressiva, a differenza di quanto emerge invece da tanti progetti sviluppati da Sottsass nel campo dei mobili e dell'arredamento.
Basti pensare - anche senza andare all'esperienza straordinaria dei mobili progettati dal gruppo Memphis fondato da Sottsass con altri architetti nel 1981 - ai mobili preparati nel 1972, poco prima della Serie 45, per la mostra "Italy, the new domestic landscape" al Moma di New York: contenitori in fibra di vetro montati su rotelle, pronti per essere spostati da un luogo all'altro della casa e per essere aggregati in vario modo in funzione degli spazi disponibili e delle esigenze delle persone in quel momento. Mobili, come lo stesso Sottsass scrive, di "forma non graziosa, ma un po' brutale, anche un po' trasandata"... "mobili messi su ruote molto scorrevoli, in modo che anche un bambino li possa spostare facilmente dove gli pare e piace".
La Serie 45 ha comunque qualcosa in comune con questo approccio del design: all'eleganza delle forme e alla ricchezza dei materiali impiegati vengono anche per questi mobili preferite la semplicità delle forme e la modularità che consente di realizzare e modificare a piacere le composizioni dell'arredamento, con la scelta tra diversi colori e la possibilità di aggiungere comunque un tocco personale ricorrendo a qualcuno dei molti arredi complementari.
Mobili per tutti gli uffici, dunque, che non si differenziano in funzione delle "gerarchie" aziendali, ma in funzione delle diverse necessità operative dell'utente.
La Serie 45 è articolata in oltre 100 i componenti che consentono un'ampia varietà di soluzioni: tavoli e scrivanie di diverse dimensioni, tavolini per calcolatrici e macchine per scrivere, sedie, cassettiere fisse o su rotelle, armadi e classificatori verticali, pannelli divisori snodabili per l'arredamento degli uffici "open space", numerosi accessori da tavolo o da pavimento (portamantelli, portaombrelli, cestini per la carta, vaschette portadocumenti, portaoggetti, mensole reggitelefono, posacenere, ecc.).
Come scrive Enrico Morteo nel catalogo della mostra "Olivetti, una bella società" (Allemandi & C., Torino 2008), "i grandi componenti di base sono spartani, formalmente semplici, tecnicamente elementari e molto economici. A questi si aggiungono elementi funzionali come paraventi, scaffali e cassettiere nei quali il disegno di alcuni dettagli in plastica stampata già conferisce un maggior grado d'identità. Infine le seggiole, gli appendiabiti e i piccoli complementi da tavolo: oggetti a elevata densità formale, colorati, ironici, allegri".