Fin dagli anni ’30 l’Olivetti aveva aperto in Brasile una sua rappresentanza, che però con la guerra aveva dovuto cessare l’attività commerciale. Nel 1952 l’Azienda aveva deciso di rientrare in Brasile con una presenza diretta e aveva costituito una nuova consociata, la Olivetti Industrial S.A. (in seguito Olivetti do Brasil). Questa struttura, inizialmente solo commerciale, aveva trovato sede in un modestissimo alloggio a Rio de Janeiro. Ma ben presto, nel 1954, lo sviluppo del mercato e il successo dei prodotti Olivetti avevano suggerito l’apertura, in un quartiere periferico di Rio, di un piccolo stabilimento di montaggio di pezzi C.K.D della Lexikon 80 e il trasloco degli uffici in un palazzo centrale, sempre a Rio. Anche questo ampliamento si era rivelato insufficiente e le notevoli prospettive di crescita del Brasile verso la metà degli anni ’50 avevano convinto l’Olivetti a programmare la costruzione di un nuovo stabilimento per rafforzare la sua presenza in questo mercato.
Niente “fabbricone”; una struttura modulare e flessibile
Per motivi logistici e commerciali, la fabbrica non viene localizzata a Rio, ma nell’area in forte sviluppo economico e industriale di San Paolo. Qui, in località Guarulhos, a 5 chilometri dalla città, lungo l’autostrada che collega San Paolo a Rio de Janeiro, l’Olivetti acquista un terreno di circa 85.000 mq (poi aumentati con altri acquisti). Nel 1957 il progetto è affidato all’architetto Marco Zanuso, che per l’Olivetti sta già realizzando vicino a Buenos Aires una fabbrica di macchine da calcolo e che in seguito progetterà anche gli stabilimenti di Scarmagno (TO), Crema e Marcianise (CE).
Zanuso era già stato chiamato nel 1954 da Adriano Olivetti, che gli aveva affidato l’incarico di progettare lo stabilimento argentino. In quella occasione aveva proposto l’idea di una fabbrica divisa in zone produttive specializzate: non il “fabbricone” unico, ma una struttura modulare con lay-out aperto e molto flessibile, studiato in modo tale da poter prevedere spazi per le singole unità produttive e di servizio, salvo poi riaggregarle in funzione delle esigenze di razionalità organizzativa.
Questo approccio viene adottato anche per il progetto brasiliano. Ma qui Zanuso deve tenere conto anche di altri vincoli importanti: il terreno, in declivio naturale, si trova in una regione molto calda e molto luminosa e chi vi lavora deve essere protetto dall’eccesso di calore e luce; la fabbrica deve offrire la possibilità di ospitare diverse linee di prodotto, secondo un ciclo produttivo integrale (dalla materia prima al prodotto finito); l’organizzazione e i metodi produttivi devono essere analoghi a quelli adottati dalle fabbriche italiane dell’Olivetti, con soluzioni che abbiano degli spazi anche per i servizi sociali e culturali per i dipendenti e che si inseriscano in modo gradevole nell’ambiente; inoltre, la prevedibile evoluzione delle tecnologie di prodotto e di processo, il rinnovo dei modelli e le esigenze sempre nuove dell’automazione richiedono una struttura flessibile, che consenta di modificare o spostare le linee di produzione in tempi brevi e con bassi costi.
Il progetto di Marco Zanuso
Zanuso adotta alcune soluzioni innovative. Per la parte centrale dello stabilimento, che ospita le officine di produzione, progetta una serie di cupole a pianta triangolare di 12 metri di lato, che posano su colonne cave, all’interno delle quali sono sistemate le apparecchiature per il condizionamento dell’aria. In questo modo, non è necessario trovare spazio per le condutture di un impianto di condizionamento centralizzato e l’aggiunta di moduli per l’eventuale ampliamento della fabbrica non pone particolari problemi.
Per rendere più “leggera” la struttura, Zanuso realizza volte molto sottili (qualcuno le ha definite “di taglio moscheale”), con l’impiego sperimentale di nuovi materiali.
La sovrapposizione delle volte crea un efficace schermo ai raggi solari e alla forte luminosità del cielo tropicale. I moduli a struttura triangolare equilatera, oltre a costituire singole unità ambientali circoscritte, consentono di orientare in vario modo le linee per le diverse fasi della lavorazione e di creare sub-aree relativamente autonome all’interno della grande struttura.
Per ospitare le linee di montaggio delle macchine per scrivere Zanuso progetta due lunghe costruzioni rettilinee, direttamente collegate all’area “a cupole”. Gli uffici, i servizi sociali e la mensa occupano strutture separate, ma direttamente collegate con la fabbrica. Per tutti questi locali viene adottata una soluzione in cemento armato di travi incrociate, anche in questo caso a modulo triangolare, che si innesta facilmente alla struttura principale dell’officina. Separate dalla fabbrica, vi sono la biblioteca e l’infermeria, entrambe di forma esagonale, con ampie vetrate, e la centrale termica ed elettrica, che soddisfa il fabbisogno di acqua calda, vapore ed energia.
Tra le costruzioni è lasciato largo spazio per il verde e per grandi vasche circolari d’acqua che contribuiscono a mitigare la temperatura. La superficie coperta prevista dal progetto iniziale è di circa 33.000 mq.
I lavori iniziano nel 1957 e nel novembre 1959 il nuovo stabilimento viene inaugurato alla presenza del presidente del Brasile, Juscelino Kubitscheck, e di Dino Olivetti, vice presidente della società. La massa della nuova costruzione, seppure per il momento incompleta (la superficie coperta in quel momento è di 16.000 mq), è notevole, ma con la fitta sequenza di volte bianche, i corpi avanzati di forma esagonale, la movimentazione delle forme e gli spazi verdi, lo stabilimento si inserisce perfettamente nel paesaggio dell’altipiano paulista.
La fabbrica è a ciclo completo: le materie prime che entrano in magazzino escono trasformate in prodotti finiti, collaudati e imballati. Inizialmente vi lavorano 140 operai che producono 2.000 macchine per scrivere (Lexikon 80 e Studio 44) al mese.
Dagli ampliamenti alla chiusura
Nel corso degli anni ’60 la costruzione della fabbrica viene completata e nel 1969 la superficie coperta è di 35.000 mq; la produzione annua sale a 136.000 macchine per scrivere di 5 diversi modelli destinati anche ad altri mercati latino-americani e i dipendenti sono 1.100 (3.300 per l’intera consociata brasiliana).
Un’ulteriore espansione della fabbrica si registra all’inizio degli anni ’70, quando l’Olivetti si aggiudica un’importante fornitura di telescriventi per la Embratel, Empresa Brasileira de Telecomunicacoes. Sfruttando la modularità del progetto Zanuso, vengono aggiunti alla fabbrica altri 6.800 mq di superficie coperta per installare le linee di produzione delle telescriventi TE315.
Con il passare degli anni, l'instabilità economico-finanziaria e l’aumento del costo del lavoro soprattutto nell’area di San Paolo riducono l’economicità dello stabilimento, anche a motivo della minore domanda di macchine per scrivere. Allo stesso tempo, con lo sviluppo dell’elettronica e dell’informatica diventano più competitive altre localizzazioni, soprattutto nel Sud-Est asiatico. Verso la metà degli anni ’90, in presenza di una difficile situazione finanziaria del Gruppo, l’Olivetti cessa pertanto la sua attività produttiva nello stabilimento di Guarulhos, che viene ceduto a terzi e poi trasformato (2007) in un centro commerciale.