Un marchio e un logotipo fatti in casa
Il fondatore Camillo Olivetti aveva personalmente disegnato un marchio basato sull'acronimo "ICO" (Ingegner Camillo Olivetti) e l’aveva fatto imprimere sui primi tre modelli di macchine per scrivere prodotti dalla Olivetti: la M1, presentata nel 1911, la M20 del 1920 e la M40 del 1930. Ma molto presto il marchio ICO viene accantonato; continuerà ad essere riprodotto solo sulle spille d'oro coniate per premiare la fedeltà dei dipendenti con almeno 25 anni di anzianità, consuetudine iniziata nel 1933 per decisione dello stesso Camillo Olivetti in occasione dei 25 anni di attività dell'azienda.
Insieme al primo marchio l'Olivetti adotta anche un logotipo: la scritta è in corsivo di colore oro e usa un carattere con svolazzi. Ben presto, però, questo logotipo si rivela inadeguato: nel campo dell'arte e della grafica emergono nuovi stili e tendenze e l’Olivetti vuole dare di sé l'immagine di società moderna e avanzata. Vengono perciò abbandonate scritte e segni di stile ottocentesco: sulle due macchine che escono nei primi anni '30, la portatile MP1 e la Studio 42, scompare il marchio “ICO” (sulla portatile MP1 fa una fugace apparizione l'acronimo illustrato con un nuovo carattere), mentre il logotipo è scritto in maiuscolo stampatello.
Uno stile più moderno
Nel 1934 si registra una svolta significativa. Xanti Schawinsky, il pittore che lavora con l'Olivetti, propone per il logotipo il carattere Universal Pica che incontra molti consensi tra i grafici di quel periodo e che evoca immediatamente l'immagine della dattiloscrittura. Il nome è scritto in minuscolo, forma che con qualche eccezione verrà mantenuta anche nelle successive rielaborazioni.
Il logotipo di Schawinsky è ampiamente utilizzato per identificare pubblicazioni e prodotti (un esempio si trova in alcune pubblicità disegnate da Costantino Nivola e Giovanni Pintori per la Studio 42), ma per alcuni anni coesiste con altre forme di scrittura. In particolare, nella seconda metà degli anni '30 si ricorre frequentemente al carattere Etrusco, usando una versione in grassetto e spaziata che per certi aspetti anticipa il futuro logo.
Mancano regole precise e per diversi anni, mentre il logotipo di Schawinsky cade gradualmente in disuso, il nome Olivetti appare scritto con vari caratteri, sia in maiuscolo che in minuscolo, talvolta in corsivo, talvolta da solo, altre volte unito al nome di un prodotto.
Per aggiornare il logotipo e riportare un po’ di ordine, nel 1946-1947 il grafico Giovanni Pintori, autore di numerosi poster per la pubblicità istituzionale della Olivetti, rielabora l'esile carattere usato da Schawinsky: usa un grassetto corposo derivato dal carattere Etrusco e allarga gli spazi tra una lettera e l'altra per enfatizzare il logo e rafforzare la comunicazione pubblicitaria. Un esempio lo si ritrova nel poster "Numeri", elaborato dallo stesso Pintori nel 1949.
Ma nonostante la proposta di Pintori, la marcatura dei prodotti e delle pubblicazioni Olivetti negli anni '50 e '60 non avviene in modo uniforme. Resta una discreta varietà di scritte, dovute anche alla vivace creatività e ricerca dei molti pubblicitari, grafici e designer che in quegli anni lavorano per l'Olivetti.
La greca di Nizzoli
Nel 1952 l'architetto e designer Marcello Nizzoli elabora un nuovo marchio; la forma adottata, che viene impressa sulla macchina per scrivere Studio 44, è quella di una greca, preceduta da una piccola lettera "o" in grassetto. Il significato del nuovo simbolo, come lo stesso Nizzoli ebbe a dire, è quello di "inizio senza fine": un marchio, dunque, che si propone di rappresentare un'azienda in crescita continua. Allo stesso tempo la greca esprime la razionalità geometrica, la precisione e la semplicità a cui si può ricondurre una sequenza complessa. L'Olivetti, sembra dire questo marchio, gestisce tecnologie avanzate in modo razionale e offre prodotti che consentono di lavorare in modo semplice e preciso.
La greca di Nizzoli compare in moltissimi documenti e pubblicazioni aziendali, nei negozi Olivetti, negli stand di mostre e fiere, in varie strutture aziendali. Ma anche in questo caso mancano regole precise: la piccola "o" che precede la greca spesso viene omessa; a volte la greca è abbinata al logotipo (uso che verrà in seguito criticato in quanto il simbolo diviene una informazione puramente grafica e accessoria); esistono varianti con linee di diverso spessore e rielaborazioni con colori diversi.
Un logo per la corporate identity
Nel 1960 il logotipo di Pintori viene ridisegnato: seguendo le tendenze grafiche del momento, le lettere sono ammorbidite, la distanza tra una lettera e l'altra di fatto viene ridotta usando l'accorgimento di dilatare il tratto dei singoli caratteri. Il risultato, come si nota ad esempio nella scritta che compare sulla macchina per scrivere Editor 4C, è quello di un logotipo molto simile a quello attuale.
Per mettere fine a una certa anarchia nell'uso del logo, alla fine degli anni '60 la Direzione Relazioni Culturali, Disegno industriale e Pubblicità, guidata da Renzo Zorzi, si assume l'incarico di definire in modo formale il logotipo e le norme per il suo uso e per la marcatura di documenti, corrispondenza, veicoli, imballaggi, prodotti, ecc.
L'incarico viene affidato al grafico Walter Ballmer, che nel 1970 presenta il nuovo logotipo. Le modifiche apportate sono limitate, ma si traducono in una efficace accentuazione dell'immagine di solidità dell'azienda e in una maggiore visibilità della scritta, grazie a un lettering che assume quasi la valenza di simbolo grafico. Ballmer definisce inoltre con criteri scientifici il disegno dei caratteri utilizzati; si stabiliscono anche precise modalità di impiego in tutte varie forme di marcatura.
Dal 1971 tutti gli enti del Gruppo Olivetti sono tenuti ad attenersi a queste norme che garantiscono la standardizzazione del logotipo.
Nel 1993 l'azienda adotta un nuovo Corporate Identity Programme che riconferma il logotipo di Ballmer, ma introduce alcune modifiche nel suo impiego e precisa che nella corrispondenza il colore da adottare per il logotipo è il Pantone Blue Process.
Con la formalizzazione del logotipo, l’Olivetti abbandona definitivamente la greca di Nizzoli, ma l'uso di un marchio non scompare del tutto.
Con l'avvio della produzione dei personal computer viene introdotto un contrassegno che integra il logo Olivetti con un simbolo grafico molto lineare; questo contrassegno è riportato sulle macchine, sulla documentazione e sugli imballaggi.
Nel 1983 Giovanni Ferioli rielabora il marchio dei concessionari Olivetti proponendo come segno distintivo la "o" in verde del logotipo di Ballmer, accompagnata da una bandierina bianca e rossa. Una rielaborazione simile viene usata negli anni tra il 1985 e il 1992 per caratterizzare tutte le sponsorizzazioni e iniziative promozionali dell'Olivetti nel mondo dello sport, dalla Formula 1 all'atletica e allo sci.
Nel 2003, quando la Olivetti si fonde con Telecom Italia (di cui aveva acquisito il controllo nel 1999) il nome Olivetti sparisce dal listino della borsa, con riflessi negativi anche sul marchio. Ma nel 2005 Olivetti Tecnost - piccolo ramo industriale della storica Olivetti ora controllato da Telecom Italia - assume la denominazione di Olivetti e rilancia il valore del marchio. E' questa l'occasione per apportare una lieve modifica al logotipo disegnato da Ballmer nel 1970 (caratteri lievemente più corposi e quadrati) e per privilegiare il colore rosso rispetto al Pantone Blue Process. In diverse occasioni viene poi usata come marchio aziendale una grande "O" rossa, accompagnata dal logotipo 'olivetti' in bianco o in grigio.