Dopo il successo ottenuto nel 1959 con l’Elea 9003, il primo calcolatore italiano, realizzato dal Laboratorio di Ricerche Elettroniche con soluzioni d’avanguardia, in Olivetti lo sviluppo dell’elettronica incontra impreviste difficoltà.
Nel febbraio 1960, proprio mentre si devono affrontare i problemi di una nuova attività che assorbe ingenti risorse, ma offre prospettive di ritorno economico solo nel lungo termine, viene improvvisamente a mancare la leadership carismatica di Adriano Olivetti. L’anno successivo in un incidente stradale muore anche Mario Tchou, il giovane e brillante ricercatore a capo del progetto Elea.
A questa situazione l’azienda risponde con una vasta riorganizzazione di tutte le attività elettroniche, che nell’ottobre 1962 confluiscono nella Divisione Elettronica Olivetti (DEO). Ottorino Beltrami, che ne diventa il direttore generale, risponde all’amministratore delegato Roberto Olivetti, figlio di Adriano.
Un progetto che anticipa l’idea del personal computer
Nella DEO opera anche Pier Giorgio Perotto, un progettista che ha già realizzato delle periferiche per l’Elea 9003. Perotto, che gode della piena fiducia di Roberto Olivetti e ha grande libertà di azione, dalla primavera del 1962 lavora a un nuovo progetto per rispondere a un’esigenza ricorrente in campo tecnico-scientifico. In quegli anni chi deve elaborare serie numeriche ha a disposizione poche alternative: può usare una calcolatrice elettromeccanica che sta sulla scrivania, ma che fa solo le quattro operazioni, oppure deve ricorrere a un costoso elaboratore relegato nel centro di calcolo, gestito da tecnici specializzati, a cui si accede solo mettendosi in paziente lista di attesa. Tra le due categorie di prodotti vi è un forte divario di prestazioni, di modalità di uso e di costi (le calcolatrici meccaniche più evolute costano meno di un milione di lire, mentre il noleggio dei grandi calcolatori supera i 20-30 milioni all'anno). C’è quindi spazio per una macchina posizionata a un livello intermedio.
Partendo da queste considerazioni Perotto comincia pensare, come scriverà in seguito, a “una macchina nella quale non venga solamente privilegiata la velocità o la potenza, ma piuttosto l’autonomia funzionale”; una macchina di dimensioni ridotte per stare in ogni ufficio, dotata di memoria, flessibile, semplice da usare, programmabile. In pratica, i concetti base del prodotto sono molto vicini a quelli di un personal computer.
Pier Giorgio Perotto e l’innovazione del “progettista riottoso”
Il progetto di Perotto poco alla volta prende corpo e verso la fine del 1963 assume una connotazione precisa, tanto che nella primavera del 1964 può iniziare lo sviluppo del prototipo definitivo, in azienda ben presto battezzato come “la Perottina”.
In quei mesi, però, la posizione finanziaria dell’Olivetti diventa più pesante; nel capitale sociale entrano nuovi azionisti (il cosiddetto “gruppo di intervento”) che per prima cosa decidono di disinvestire dall’elettronica e di cedere il 75% della DEO alla General Electric. Tutto il personale della divisione viene trasferito a una nuova società, la Olivetti-General Electric; tutto, tranne Perotto, che con due fidati collaboratori resta in Olivetti.
Perotto racconterà che in quell’occasione fece di tutto per dare di sé l’immagine del “progettista riottoso” e risultare non gradito alla nuova proprietà (General Electric): a ragione riteneva che gli americani, orientati alla grande informatica, non avrebbero mostrato interesse per il suo piccolo calcolatore e avrebbero cancellato il progetto.
Ottenuto di restare in Olivetti, Perotto e il suo piccolissimo gruppo, “dimenticati” dalla struttura aziendale, possono operare in piena libertà e verso la fine del 1964 completano il prototipo della P101.
Perotto ha un ottimo rapporto con Natale Capellaro, il grande operaio-inventore, “padre” della Divisumma 24 e di tanti famosi prodotti meccanici della Olivetti; Capellaro è divenuto Direttore Generale Tecnico ed è responsabile della ricerca e del progetto. Quando Perotto gli presenta il prototipo, Capellaro si rende conto che la nuova macchina offre prestazioni che oggi sembrerebbero misere, ma che per la tecnologia meccanica sono inarrivabili: 10 registri di memoria, un facile linguaggio di programmazione basato su 15 istruzioni elementari di significato intuitivo, la possibilità di registrare dati e programmi su una scheda magnetica che funziona come un floppy disk, una piccola stampante incorporata. Il tutto in un oggetto che può stare su una scrivania.
Un successo oltre le attese
Con il parere favorevole di Capellaro, il progetto va avanti, nonostante la diffusa diffidenza del management del settore meccanico. Si lavora all’ingegnerizzazione del prodotto e si preparano i piani per il lancio commerciale. Il design definitivo viene affidato a Mario Bellini che propone una soluzione molto funzionale e accattivante (in seguito troverà posto al Museum of Modern Art di New York ).
Su suggerimento di Elserino Piol, la presentazione del prodotto avviene sul mercato americano; l’occasione è la grande esposizione dei prodotti per ufficio, il BEMA, che si tiene a New York nell’ottobre 1965.
Esposta in una saletta del BEMA, la P101 diviene rapidamente l’attrazione principale dell’esposizione, oscurando gli altri prodotti meccanici della Olivetti.
Il successo supera le attese; la macchina riscuote l’apprezzamento della stampa americana, l’interesse dei potenziali clienti e il riconoscimento dei concorrenti, che di fronte all’innovazione del prodotto cercano di correre ai ripari. Due anni dopo, nel 1967, la Hewlett Packard presenterà sul mercato l’HP9100, un calcolatore che adotterà alcune soluzioni brevettate dalla P101, tanto che la HP dovrà versare all’Olivetti 900 mila dollari a titolo di royalties.
Un’occasione da sfruttare meglio?
La Programma 101 avrebbe potuto divenire l’occasione per accelerare il passaggio della Olivetti verso l’elettronica e la piccola informatica. Ma dopo la cessione della DEO l’azienda non disponeva più delle risorse e delle competenze necessarie per dare continuità a un progetto elettronico di ampio respiro.
L’Olivetti era tornata a posizionarsi su prodotti meccanici di raffinata precisione e non tutto il top management aveva percepito l’importanza strategica della P101, una macchina in quel momento unica e senza concorrenti. Prevaleva l’errata convinzione che i prodotti elettronici avessero necessariamente costi elevati, piccoli volumi di vendita e bassi margini di redditività; la strategia di vendita diretta scelta per il mercato americano, che era il più interessante, non era corretta; in generale, mancavano nelle strutture commerciali e di assistenza tecnica le competenze per vendere e gestire un prodotto così innovativo.
Di fatto la P101 non acquistò nell’offerta Olivetti quel ruolo centrale che avrebbe potuto avere. Inizialmente venduta a 3.200 dollari, fu prodotta in 44.000 unità, di cui 20.000 nel 1966 per il 90% vendute all’estero: volumi rispettabili, grazie alle vendite soprattutto nel mercato americano (una linea di produzione della P101 venne allestita anche nello stabilimento Olivetti di Harrisburg, in Pennsylvania), ma pur sempre volumi lontani da quelli a cui l’Olivetti era abituata con i suoi prodotti tradizionali.
Dopo la presentazione di New York - seguita dalla presentazione a Mosca nel dicembre 1965 e quindi in altre città europee e alla Fiera di Milano nell'aprile 1966 - lo sviluppo di nuove versioni o modelli (Olivetti P203, P602 e P652) fu più lento del dovuto e la concorrenza, soprattutto americana, ebbe modo di recuperare il ritardo. A partire dal 1967 cominciarono ad affluire sul mercato nuove macchine in grado di competere con la P101.
Svaniva così l’opportunità di conquistare una posizione di leadership sul mercato mondiale della micro-informatica e di anticipare di un buon decennio il successo che prima la MITS e poi la Apple, Commodore, Tandy e altre piccole aziende americane otterranno dopo il 1975 con i primi personal computer.
Videogallery
Spot Olivetti - Calcolatore Programma 101 (1966-67, 4' 36")
Un calcolatore, dei ragazzi (1969, 16' 02")
Filmati della "playlist Olivetti" pubblicata su Youtube dall'Archivio Nazionale del Cinema d'Impresa,
a cui l'Associazione Archivio Storico Olivetti ha affidato la conservazione delle sue pellicole storiche.
Al termine di ogni filmato la visione prosegue in modo automatico con i successivi titoli della playlist