La cultura come strumento di crescita personale e di emancipazione sociale anche per le categorie più povere. E’ questa l’idea che spinge Adriano Olivetti a promuovere in modo sistematico ogni iniziativa che possa contribuire ad accrescere il livello culturale dei dipendenti e dell’ambiente sociale in cui sono inseriti.
Innanzi tutto una grande biblioteca…
La biblioteca è il perno di tutto il sistema culturale Olivetti. E’ Umberto Campagnolo che sul finire degli anni ’30 organizza la prima biblioteca di fabbrica. Agli inizi prevalgono le finalità ricreative, ma ben presto la biblioteca amplia le sue funzioni e dimensioni, tanto che Geno Pampaloni, subentrato nel 1948 a Campagnolo, la suddivide in tre diverse sezioni: culturale, tecnica e divulgativo-ricreativa.
I criteri di gestione per quei tempi sono molto innovativi: la biblioteca fornisce ampie schede di lettura, acquisisce volumi di elevato valore culturale di autori stranieri ancora poco conosciuti in Italia, favorisce le consultazioni e i prestiti, offre programmi d’istruzione popolare, corsi di lingue straniere e cicli di conferenze.
Pampaloni nel 1958 lascia l’Olivetti, ma la guida della biblioteca già dal 1952 era stata affidata a Luciano Codignola, che aveva ulteriormente rafforzato le iniziative culturali.
Nel 1963 a Codignola succede Ludovico Zorzi, che in un documento del 1964 fa il punto della situazione. I volumi disponibili sono 90.000, di cui 20.000 appartenenti alla sezione culturale, che raccoglie opere in prevalenza umanistiche: collane di classici, libri di storia dell’arte, enciclopedie, saggistica letteraria, politica, filosofica. Questa sezione, a cui è annessa un’emeroteca costituita da circa 2.500 testate di giornali e riviste (metà delle quali straniere), è aperta a tutti i cittadini. Di fatto, si tratta di una biblioteca aziendale che svolge le funzioni di biblioteca civica.
La sezione tecnica, riservata ai dipendenti, contiene circa 30.000 volumi su argomenti di interesse aziendale: ingegneria, matematica, fisica, elettronica, economia e materie giuridiche.
La sezione divulgativo-ricreativa è la più estesa: 40.000 volumi di narrativa e letteratura contemporanea, saggistica di attualità su svariati temi. Comprende anche 2.000 volumi dedicati a bambini e ragazzi, per i quali è disponibile una saletta attrezzata con basse scaffalature, sedie e tavolini appositamente studiati.
Per favorire l’accesso dei dipendenti, vincolati da orari e ritmi di lavoro, la sezione divulgativo-ricreativa è dislocata in più sedi; la parte più consistente (25.000 volumi) si trova presso l’edificio dei Servizi Sociali, proprio di fronte al complesso dei principali stabilimenti Olivetti in Ivrea. Altre sedi sono in prossimità delle mense aziendali delle altre fabbriche eporediesi. Gli stabilimenti di Aglié e Pozzuoli dispongono di una propria biblioteca.
Le statistiche citate da Ludovico Zorzi lasciano intendere che l’uso del servizio è piuttosto intenso: nel 1963 i prestiti a domicilio sono oltre 72.000, senza contare circa 36.000 consultazioni fatte in sede e quasi 1,5 milioni di consultazioni di giornali e riviste.
Il Centro Culturale: mostre, conferenze e spettacoli per tutti
Attorno alla Biblioteca nel secondo dopoguerra nascono molte iniziative culturali che Geno Pampaloni riconduce nell’ambito di un Centro Culturale Olivetti. Il Centro comprende un settore interno, per le iniziative riservate a dipendenti e familiari, ed uno esterno, aperto a tutti.
Tra il 1950 e il 1964 si organizzano 249 conferenze, 71 concerti di musica da camera, 103 mostre d’arte, 52 altre manifestazioni (dibattiti, presentazione di libri, ecc.).
Al di là delle statistiche, ciò che sorprende nell’attività della Biblioteca e del Centro Culturale è la qualità dei contenuti. Con il passare degli anni la domanda degli utenti si sposta verso le opere più significative della letteratura contemporanea, verso i classici e la saggistica di storia contemporanea, mentre sono molto frequentati gli incontri e conferenze organizzati dal Centro Culturale su temi impegnativi: la storia del movimento operaio, la questione razziale negli USA, la figura e le opere di Tolstoj, gli aspetti sociologici della rivoluzione industriale…
Talvolta gli eventi si svolgono durante la pausa pranzo, che in quegli anni dura un paio d’ore, nei pressi degli stabilimenti (il “salone dei 2000”) o della mensa, così da favorire una maggiore partecipazione.
A Ivrea i dipendenti Olivetti possono visitare mostre di Guttuso, Rosai, Casorati, De Pisis, Metelli, ecc., ascoltare concerti, incontrare intellettuali e uomini di cultura di primo piano (Salvemini, C. Musatti, Sylos Labini, G. Friedmann…), personaggi illustri del teatro e del cinema (Gassman, De Filippo, Buazzelli, Fo, Bene…), scrittori e artisti (Moravia, Pasolini, Piovene, Eco, Salvaneschi…).
Ottorino Beltrami, nel libro autobiografico “Sul ponte di comando dalla Marina Militare all’Olivetti” (Ed. Mursia, 2004), ricorda in questi termini la sua prima visita a Ivrea nel 1949: “Sono stato ospite di Adriano Olivetti a Ivrea e ho assistito ad una riunione nella biblioteca. Erano riunioni serali a cui intervenivano personalità di primo piano, che a quei tempi a me sembravano dei veri mostri sacri. Quella sera c’era Gaetano Salvemini e il tema era la ricostruzione del Paese e della democrazia. Dopo un breve intervento dell’ospite, iniziava la discussione che durava fino a tardi. Parlava Adriano Olivetti e parlavano gli operai; mi sorprese l’estrema libertà e democrazia con cui tutti interloquivano. Adriano parlava come se fosse uno dei tanti: lo interrompevano anche. Non ho mai visto un simile esempio di democrazia neppure in America: erano tutti eguali, una cosa emozionante, da far venire i brividi. Mi sembrava di essere entrato nella città dell’utopia. Me ne sono tornato a Roma più che mai convinto di aver fatto la scelta giusta accettando la proposta” di entrare in Olivetti.
Un diverso modo di promuovere la cultura
Negli anni ‘60 alcune iniziative più specifiche si distaccano dal Centro Culturale e diventano strutture operative autonome con programmi eccellenti: il cineclub, la società musicale, un circolo per il turismo culturale…
Nel 1965, in seguito all'improvvisa morte di Riccardo Musatti, responsabile della pubblicità e stampa, entra in Olivetti Renzo Zorzi, che oltre alle funzioni di Musatti assume il compito di coordinare il design industriale. Uomo di grande cultura e forte personalità, Renzo Zorzi accentua l'impegno della Olivetti nel campo dell'arte con la realizzazione di grandi mostre, interventi di restauro di opere famose, pubblicazioni raffinate, ecc. Con le sue iniziative, l'immagine aziendale si impregna ancor più di cultura.
Allo stesso tempo, la biblioteca, dal 1968 inserita nella Direzione Relazioni Aziendali, continua ad espandersi, ma con il passare degli anni, in presenza dell’accresciuto livello culturale delle nuove generazioni e di una più ricca offerta di iniziative da parte di enti e strutture pubbliche, il ruolo della Olivetti in questo campo si modifica, anche per vincoli di bilancio.
Negli anni '90 viene dapprima decisa la cessione dei volumi della sezione divulgativo-ricreativa alla Biblioteca Civica di Ivrea; poi, poco alla volta, anche le altre sezioni vengono smembrate e in gran parte cedute.
Alcune attività del Centro Culturale sono affidate al GSRO (Gruppo Sportivo Ricreativo Olivetti), altre sono gestite in modo autonomo da associazioni che per qualche tempo ricevono un contributo dalla Olivetti, altre ancora – come le mostre d’arte – si esauriscono o assumono sempre più un carattere promozionale dell’immagine, abbandonando la funzione originaria di interventi mirati al progresso sociale e culturale dei dipendenti.