In Olivetti lo sviluppo di macchine da calcolo compie i primi passi nel corso degli anni ’30. L’interesse dell’azienda per questi prodotti ha un duplice motivo: integrare nelle macchine per scrivere una capacità di calcolo così da soddisfare esigenze di tipo contabile-amministrativo; diversificare e ampliare le attività, restando comunque nell’ambito dei prodotti per l’ufficio.
Tra il 1934 e il 1942 l’Olivetti sviluppa le sue prime macchine contabili Audit 41, 42, 51 e 52, filone di attività che acquisterà notevole rilevanza soprattutto dopo il 1955; e a partire dal 1940 escono le prime macchine da calcolo meccaniche.
La gestazione del progetto di queste macchine è alquanto laboriosa. Nel 1935 viene costituita la Olivetti Società Anonima Macchine per Operazioni Aritmetiche (Dino Gatta presidente, Massimo Olivetti direttore generale), che allaccia contatti con progettisti tedeschi e svedesi per acquisire le competenze necessarie.
I contatti non hanno esito positivo, ma la società nella primavera 1937 riesce egualmente a realizzare un prototipo di addizionatrice elettrica scrivente e si accorda con la Olivetti (casa madre) per metterla in produzione. Ma la macchina non è ancora affidabile e la produzione sarà avviata solo nel 1940, dopo che Natale Capellaro (operaio entrato in azienda come apprendista nel 1916 a 14 anni, e destinato a divenire il “padre” di tutte le macchine da calcolo meccaniche della Olivetti, oltre che direttore generale tecnico) avrà posto rimedio ai difetti del primo progetto.
Tra il 1940 e il 1941 escono così l’addizionatrice MC4S Summa e la MC4M Multisumma, capace di eseguire oltre all’addizione e sottrazione anche la moltiplicazione. E’ l’inizio di una storia di grande e remunerativo successo (almeno fino alla metà degli anni ’60) a cui contribuiscono in modo importante Marcello Nizzoli, designer di molte calcolatrici Olivetti, e Giovanni Pintori, che curerà gran parte della grafica pubblicitaria.
Per tutti i vostri numeri…
Tra il migliaio di manifesti conservati presso l’Archivio Storico Olivetti quelli riferiti alle macchine da calcolo sono soltanto una trentina. Questi prodotti non erano destinati al grande pubblico, ma al mercato professionale, che l’Olivetti preferiva “sensibilizzare” con pubblicità mirate su giornali e riviste piuttosto che con costose campagne di affissioni.
I primi due manifesti riguardanti le macchine da calcolo, entrambi disegnati da Giovanni Pintori, non si riferiscono a specifici prodotti, ma in generale al calcolo. Il primo (1946-47) presenta un pallottoliere colorato, su sfondo scuro, “ingentilito” da una decorazione di fiori; in alto compare in modo molto discreto la scritta “olivetti”, presentata da Pintori con un carattere in grassetto che modifica significativamente il logotipo introdotto da Xanti Schawinsky nel 1934 e anticipa quello che Walter Ballmer formalizzerà nel 1970. Il messaggio è chiaro: l’Olivetti è presente anche nel settore del calcolo e le sue macchine semplificano il lavoro rendendolo facile e agevole, come suggerisce l’immagine del pallottoliere.
Il secondo manifesto (1949) è ancora più essenziale nel suo messaggio: su una selva di numeri colorati di varie dimensioni e caratteri compare, al centro ma in modo sempre discreto, il logotipo “olivetti”. Come se si dicesse: tutti i numeri che dovete maneggiare fanno parte del nostro mestiere, abbiamo soluzioni per tutti. Da notare che nel manifesto non c’è alcun riferimento alla Divisumma 14, la prima macchina Olivetti, uscita l’anno precedente, che fa anche le divisioni e che in termini di prestazioni viene in quegli anni considerata la miglior calcolatrice sul mercato mondiale, tanto che dal 1950 diviene lo strumento principale di ingresso della Olivetti sul mercato degli Stati Uniti.
Il tema dei numeri verrà ripreso nel 1969 da Jean Michel Folon in un manifesto, vivace ed efficace, che presenta un omino in cima a una catasta di numeri: in calce la scritta “He needs an Olivetti calculator”. In altre versioni del manifesto la scritta viene proposta in lingue diverse, per i diversi mercati su cui opera l’Olivetti.
Di Folon è anche un altro manifesto (1966) dove la “greca” di Nizzoli viene personificata con un volto e due mani che reggono da una parte una macchina per scrivere e dall’altra una calcolatrice. Si tratta di una delle pubblicità istituzionali della Olivetti dedicate ai suoi business più tradizionali.
La prima macchina da calcolo elettronica della Olivetti, la Logos 328, derivata dalla Programma 101, esce nel 1968; era una soluzione di ripiego ed ebbe una diffusione limitata. Ma dal 1970, con il lancio delle Logos 250 e 270, il calcolo Olivetti svolta in modo definitivo verso l’elettronica.
Tuttavia, ancora nel 1972 Ballmer disegna un manifesto con immagini grafiche derivate dal calcolo meccanico. Si tratta di vari profili sovrapposti di macchine, di color rosa-arancio su sfondo marrone, accompagnati dalla scritta “cuentas clara para decidir mejor”, con il logotipo “olivetti” nella versione formalizzata dallo stesso Ballmer nel 1970. I profili si richiamano alle macchine da calcolo meccaniche, che in quegli anni sono ancora ben accolte nei mercati di lingua spagnola.
Un altro manifesto di Ballmer (1971), in stile completamente diverso, presenta alcuni tasti di una calcolatrice – potrebbe essere elettromeccanica o elettronica – accompagnati dalla scritta “per tutti i vostri numeri”: anche in questo caso il riferimento non è a un prodotto specifico, ma alla capacità della Olivetti di soddisfare tutte le esigenze di calcolo.
Il calcolo secondo Pintori
Gli altri manifesti qui considerati sono invece riconducibili a prodotti ben identificati o a classi di prodotto.
Sono del 1953 due manifesti disegnati dall’artista austriaco Herbert Bayer. Il primo è dedicato alla Divisumma 14, uscita nel 1948: la macchina è presentata su un drappo a scacchi bianco-neri dove compaiono alcuni numeri e simboli aritmetici.
Più noto è l’altro manifesto che riprende il tema degli scacchi o quadretti, questa volta riportati su strisce di carta della stampante; alcuni quadretti sono colorati e il prodotto reclamizzato è genericamente la “Divisumma”.
Nel 1956 Giovanni Pintori dedica alla Tetractys – “sorella maggiore” della Divisumma 24, uscita in quell’anno – uno dei suoi più noti manifesti. La serie di frecce colorate che si articolano in varie diramazioni richiama l’idea di un percorso logico, complesso, ma anche ricco di possibilità o scelte alternative. Il calcolo meccanico è un frutto della tecnologia e della razionalità del progetto: i percorsi che la macchina deve compiere per effettuare i calcoli richiesti sono molteplici, ma non casuali, e conducono con sicurezza al risultato finale. Nel manifesto il nome della macchina è associato a quello della Olivetti, scritto però con carattere molto più piccolo, quasi a voler sottolineare l’importanza della Tetractys, nata per soddisfare la fascia più alta ed esigente del mercato.
Tra il 1956 e il 1963 escono altri 10 manifesti di Pintori dedicati a varie macchine da calcolo: Divisumma 24, Elettrosumma 22 e 23, Multisumma 22, Quanta, Summa 15, Summa Prima 20. In alcuni casi si riconosce facilmente la mano di Pintori che adotta immagini simili a quelle proposte anche per pubblicità e manifesti delle macchine per scrivere: è il caso (Quanta e Summa 15) della carriola carica di quadretti (o pacchetti) colorati contraddistinti da diversi numeri; oppure dei cerchi concentrici o spirali di numeri colorati che accompagnano l’immagine della Summa Prima 20.
Nello stile di Pintori l’immagine del prodotto è secondaria: in alcuni manifesti compare, ma non è mai la parte principale del messaggio, che viene trasmesso piuttosto attraverso forme grafiche più o meno astratte, mai accompagnate da un testo: solo il nome della macchina e il logotipo Olivetti.
…e il calcolo secondo Ballmer
Assai diversi sono i manifesti di Walter Ballmer che escono nel 1968: due sono dedicati alla Quanta, uno alla Summa Prima 20. Qui non occorre alcuno sforzo per interpretare il messaggio: la figura centrale è la foto della macchina e in due dei tre manifesti una breve frase chiarisce perché il cliente dovrebbe scegliere quel prodotto.
L’uso della macchina fotografica diventa crescente negli anni ’70. Il negozio Olivetti di piazza San Marco a Venezia diventa l’occasione per una foto a colori, scattata dall’interno, che presenta in primo piano le macchine da calcolo esposte in vetrina e sullo sfondo lo scorcio della piazza. Si riconoscono le macchine Quanta, Summa Prima 20, Elettrosumma 20 e Summa 19, ma la foto-manifesto non ha altro messaggio che il logotipo “olivetti”, come di consueto inserito con molta discrezione, quasi a non voler disturbare la bellezza del luogo e delle macchine, la coesistenza di antico e moderno.
La carrellata dei manifesti si conclude con cinque manifesti dedicati nel 1970 alla Summa 19. E’ l’ultima macchina da calcolo meccanica che l’Olivetti presenta ed esce nello stesso anno delle prime calcolatrici elettroniche Logos 250 e 270. La Summa 19 è disegnata da Ettore Sottsass e nelle intenzioni avrebbe dovuto ripetere il successo della macchina per scrivere portatile Valentine, anch’essa disegnata da Sottsass e sostenuta da un grande sforzo di pubblicitario, con una ventina almeno di manifesti e locandine di grafici famosi.
Per la Summa 19 Ballmer disegna quattro manifesti che presentano la macchina in un contesto di assoluta quotidianità, fatta di frutti, ortaggi e fiori, soprammobili, cianfrusaglie, oggetti antichi e banali, monete e spiccioli di denaro… In un caso il manifesto presenta la macchina sorretta da una mano femminile. Il messaggio è chiaro: la Summa 19 è una macchina per tutti, capace di soddisfare tutte le esigenze di calcolo della vita famigliare e non solo quelle delle aziende o degli studi professionali.
Analogo – anche se a prima vista meno esplicito – è il messaggio di Yoshitano Isaka che nel suo manifesto disegna a colori un barbone seduto che usa una Summa 19; alle spalle del barbone e del suo cane una folla – in bianco-nero – di volti stupefatti: anche i barboni usano le macchine da calcolo Olivetti!
Ma la speranza di fare della Summa 19 lo strumento per aprire alle calcolatrici Olivetti la porta di accesso al mercato di massa, così come era successo con la Lettera 22 nel caso delle macchine per scrivere, risultò vana. I tempi stavano cambiando rapidamente e molto presto la tecnologia elettronica, grazie ai suoi costi rapidamente decrescenti, avrebbe messo del tutto fuori mercato le macchine da calcolo elettromeccaniche.