“Sono nato il 14 settembre 1917 a Innsbruck, in Austria, e dopo un’infanzia felice nelle montagne e dopo una molto meno felice giovinezza in varie scuole, ho preso una laurea in architettura al Politecnico di Torino nel 1939. Poi sono stato costretto a perdere sette anni della mia vita nell’esercito. Nel 1946 finalmente cominciai a lavorare a Milano: ho fatto alcune architetture, ho dipinto dei quadri, ma soprattutto ho disegnato environment privati, interni, mobili, ceramiche e oggetti. Nel 1949 ho sposato Nanda, che la gente chiama Fernanda Pivano”.
Comincia così un racconto autobiografico di Ettore Sottsass jr., architetto e designer, intellettuale e pittore, ma anche viaggiatore e fotografo, antropologo e scrittore… Una figura difficile da inquadrare, per le tante facce della sua attività artistica e culturale, la continua ricerca di nuove e più adeguate forme di espressione, lo spirito inquieto e anticonformista che lo porta a un’esistenza intensa e di grande spessore culturale. Di lui si è detto: “senza Sottsass la nostra vita sarebbe incolore”.
Nei primi anni di attività professionale, forse influenzato dal padre anch’egli architetto, si ispira ai principi del Bauhaus e del razionalismo; progetta architetture private, disegna oggetti “per le fragili scene del teatro privato, per private meditazioni e solitudini”; prende parte ad alcune Triennali e ad altre mostre, partecipa al dibattito internazionale sull’architettura e il design contemporaneo con articoli e interventi a numerosi convegni. Poi, l'Olivetti...
L’incontro con la Olivetti
Era il 1958: “Adriano Olivetti chiese a Giorgio Soavi di raccogliere disegni di giovani per un libro. C’ero anch’io. E scelse me per fare il designer della nuova divisione elettronica sotto la direzione di Roberto Olivetti e del mio amico Mario Tchou”. Inizia così una collaborazione che si protrae per oltre vent’anni. Sottsass deve dare una forma all’Elea 9000, il primo elaboratore elettronico progettato e prodotto in Italia. Va a Barbaricina (Pisa) a vedere il laboratorio dove i ricercatori della Olivetti in un ambiente surreale stanno costruendo il prototipo della macchina: rimane perplesso di fronte alle grandi e per lui incomprensibili matasse di cavi, alle quantità di valvole (poi sostituite dai transistor), ai nuclei di ferrite inseriti in un sottile tessuto metallico, alla quantità di parti e componenti sparsi in apparente totale disordine nelle diverse stanze della villetta. Nulla a che vedere con una macchina per scrivere o una calcolatrice o con qualsiasi altro oggetto ben definito.
Per due o tre mesi non fa nulla, riflette su come inserire tutte quelle parti in qualcosa che dia un senso di unitarietà alla macchina che deve nascere. Si rafforza in lui l’idea che non si tratta di esaltare la nuova e fredda tecnologia elettronica, ma bisogna pensare a una macchina inserita in un ambiente di lavoro, dove ciò che conta è il rapporto tra l’uomo e la macchina e dove le persone si muovono con le loro esigenze e sensazioni umorali, fisiche e psichiche.
Per questo decide che gli armadi che ospitano l’Elea debbano essere bassi “per non soverchiare gli operatori”, i collegamenti tra i vari elementi siano posti sopra gli armadi – e non sotto il pavimento come usava allora – per facilitare il lavoro di chi fa manutenzione. Ne risulta un design nuovo ed eccellente che viene premiato con il Compasso d’Oro, il primo dei tanti riconoscimenti che otterranno i prodotti Olivetti disegnati da Sottsass.
E’ in quegli anni che matura in Sottsass un più deciso impegno per superare l’idea del Bauhaus secondo cui il progetto va affrontato e risolto esclusivamente sotto il profilo razionale senza considerare le esigenze della psiche e della mente umana.
In questa evoluzione Sottsass è fortemente influenzato da un viaggio in India, dove nel 1961 scopre una cultura che integra corpo e mente. In anticipo sugli anni della contestazione, egli indica il design come strumento di critica sociale e apre la via alla grande stagione del contro-design o radical design e all’affermazione della necessità di una nuova estetica: più etica, più sociale e politica.
Oltre 50 prodotti in oltre 20 anni di collaborazione
Dopo il successo ottenuto dall’Elea, Sottsass prosegue la collaborazione con la Olivetti. Con il suo spirito irrequieto e libero, rifiuta però la proposta di un’assunzione nell’azienda e contropropone una diversa soluzione: creare due gruppi di design, uno interno all'azienda formato da dipendenti e anche da collaboratori di Sottsass, l'altro collocato nello studio milanese di Sottsass dove operano vari designer, ma dove sono distaccati anche alcuni tecnici dell'Olivetti. I due gruppi, dipendenti di fatto dalla Direzione Relazioni culturali, disegno industriale e pubblicità, dal 1965 guidata da Renzo Zorzi, avrebbero avuto ruoli diversi: il primo più legato alle esigenze aziendali di produzione e marketing del prodotto, il secondo più libero e capace di una visione allargata all'intera immagine aziendale. Tra i due gruppi si sarebbe dovuta garantire una stretta collaborazione. La proposta, subito accettata dall'Olivetti, dà ottimi risultati.
Per l’Olivetti Sottsass, con i suoi collaboratori o associati, progetta nell’arco di vent’anni più di 50 prodotti: computer, sistemi e terminali (oltre all’Elea 9000, l’Elea 4001, il P603, le Audit 5 e 7, P6060, DE 700, TC 480, TC 1300, WS 580, BCS 2000, S6000, M20, M24, M30, M40, M19, M28…); macchine per scrivere e sistemi di scrittura (Tekne 3 e 4, Praxis 48, Editor, Editor 3, 4 e 5, Lettera DL, Dora, Studio 45, Linea 88, Valentine, Lettera 36, Editor S14 e S24, TES 501, ETS 2010...); macchine da calcolo (Elettrosumma 23, Logos 27.2, Summa 19), telescriventi (Te 300, Te 400 e Te 500); mobili per ufficio (Synthesis Serie 45, Serie 82, Serie Icarus, Serie Delphos…).
E’ comunque singolare che tra i tanti prodotti Olivetti legati al nome di Sottsass quello più noto – insieme all’Elea 9000 – sia quello della macchina per scrivere portatile Valentine: un prodotto che Sottsass aveva immaginato “essenziale come una biro”, con pochi tasti, senza lettere maiuscole, con una carrozzeria in materiale plastico povero, ma che invece l’Olivetti, con dispiacere di Sottsass, volle tenere su un livello di maggior qualità e prestigio.
Una ricerca senza confini, in un continuo divenire
La vita professionale di Sottsass, animato da una straordinaria vena creativa, non poteva esaurirsi in Olivetti e ha infatti spaziato su vastissimi orizzonti. La sua ricerca artistica, etica ed esistenziale lo ha portato a contatto col razionalismo, con il movimento arte concreta, l’arte astratta e lo spazialismo, la cultura pop e le avanguardie culturali (nel 1967 con Fernanda Pivano e il poeta americano Allen Ginsberg fonda la rivista d’avanguardia Pianeta Fresco; nel 1973 dà vita a una contro-scuola di design e architettura).
Ha disegnato manifesti, ceramiche, smalti su rame, gioielli, oggetti in vetro di Murano per Artemide. Una grande attenzione ha riservato alla casa e al suo habitat, proponendo mobili e oggetti più autonomi rispetto alle funzioni consuete e dotati di forte carica figurativa attraverso l’uso del colore e di segni e simboli spesso derivati da culture orientali (India in primo luogo).
Nella progettazione dei mobili, come Art director di Poltronova oltre che designer per Olivetti Synthesis e altre industrie di mobili, ha dato sfogo al suo inarrestabile ingegno innovativo. Nel 1981, poco dopo aver costituito lo Studio Sottsass Associati che porta avanti innumerevoli e importanti progetti in diversi campi dell’architettura e del design, con altri architetti ispira e fonda il gruppo Memphis che cambia il volto del mobile contemporaneo. Memphis è l’approdo di una ricerca iniziata da Sottsass almeno vent’anni prima: i suoi progetti - non solo prototipi sperimentali, ma anche modelli finiti da proporre al mondo della produzione - sono sempre densi di significati simbolici ed emotivi e diventano un’icona della modernità.
Le mostre delle opere di Sottsass hanno riscosso successi in tutto il mondo: da New York (MoMA, Cooper-Hevitt Museum) a Parigi (Centre Pompidou, Musée des Arts Decoratifs), da Berlino (Internationalen Design Zentrum) a Sidney, Londra, Venezia, Milano, Gerusalemme, Tokyo, Osaka, Barcellona, Colonia e tante altre sedi. Le sue creazioni hanno ottenuto riconoscimenti dovunque e sono conservate nelle collezioni permanenti dei maggiori musei di arte moderna, tra cui il MoMA di New York, il Centre Pompidou di Parigi, il National Museum di Stoccolma, ecc. Nel 1970 il Royal College of Art di Londra gli ha conferito la laurea ad honorem, a cui nel 1993 segue quella assegnatagli dalla Rhode Island School of Design negli Stati Uniti.
Alla fine degli anni ’90 collabora ancora una volta con l’Olivetti e il suo Studio realizza a Ivrea il progetto di ristrutturazione dello storico Centro Studi ed Esperienze, dove sono nati tanti prodotti Olivetti e dove per alcuni anni opera l’Interaction Design Institute creato da Olivetti e Telecom Italia nel 2000. Poi ci sono altri progetti, articoli da scrivere, interviste e convegni, mostre personali in giro per il mondo...
Poco dopo aver compiuto 90 anni, Ettore Sottsass muore a Milano alla fine del 2007.