Jean Michel Folon, che oggi molti ricordano come l’ultimo cartellonista (o affichiste, come dicono i francesi) del Novecento, nasce a Uccle in Belgio nel 1934. Studia architettura a Bruxelles, ma nel 1955 abbandona gli studi universitari per dedicarsi al disegno. Si trasferisce a Parigi dove è influenzato dalla pittura d’avanguardia di Picasso e dei surrealisti. Nei primi anni ’60 i suoi disegni sono accolti da alcune riviste americane, ma il suo stile fortemente anticonformista e fantastico stenta ad affermarsi.
L’incontro con Soavi e la Olivetti
Come successo per altri artisti, anche per Folon l’incontro con la Olivetti segna una svolta della carriera. In una sua memoria l’artista ricorda un incontro con Giorgio Soavi, che in Olivetti ha incarichi di art director nell’ambito della Direzione Pubblicità e Stampa diretta da Renzo Zorzi.
Forse siamo nel 1967, nella casa sulla collina ligure nei dintorni di Chiavari che Leo Lionni, grafico e designer che da tempo collabora con l’Olivetti, ha affittato per ospitare gli amici. Di questo incontro, che probabilmente non è il primo con la Olivetti, Folon racconta: «Quando ero povero e sconosciuto [Soavi] ha visto i miei disegni e mi ha affidato un primo lavoro. “Fai qualche cosa con una macchina per scrivere” ha chiesto. “Non so disegnare una macchina per scrivere” gli ho risposto. “Puoi inventarla, se preferisci”. Ho incominciato il mio disegno. Su ogni tasto di un’immensa macchina per scrivere, qualcuno batteva a macchina. Come se il mondo non fosse stato che una macchina per scrivere. Come se delle persone non avessero altro da fare che battere su una macchina per scrivere. Giorgio ha detto che “era semplicemente geniale”. Ecco perché Soavi mi è piaciuto subito. Non siete nessuno. Passate le vostre giornate a disegnare. Un giorno qualcuno guarda un disegno e vi dice che è 'semplicemente geniale'». Nasce così un manifesto di Folon per la Olivetti, dedicato alla macchina per scrivere portatile Lettera 32.
In quegli anni Soavi e Folon, legati anche da un rapporto di amicizia, avviano un progetto decisamente più impegnativo: realizzare un cortometraggio - Le message - di quasi cinque minuti di cartoni animati in cui il protagonista è un petit bon homme, un omino qualunque, che entra in un palazzo e si trova in una grande stanza arredata con una gigantesca macchina per scrivere. L’omino comincia a saltare da un tasto all’altro e così facendo riempie un foglio di lettere e numeri. Completata la scrittura, estrae il foglio dalla macchina, lo piega e lo trasforma in un aeroplanino di carta che poi lancia nell’aria, come messaggio destinato a chi lo vorrà o potrà raccogliere. Già nel 1967 era stato pubblicato un libretto che con una trentina di disegni di Folon riassumeva la storia di Le message. Il filmato, prodotto dalla Olivetti, esce nel 1969: in modo poetico e fantasioso le immagini descrivono un aspetto tipico della filosofia olivettiana: lanciare le idee e renderle libere, a disposizione di tutti.
Agende, manifesti, libri strenna e molto altro…
Forse di quello stesso incontro in Liguria Soavi racconta altri dettagli e altri sviluppi: «Folon stava aspettando una lettera da New York. La risposta arrivò ed era negativa». Grande è la delusione del giovane disegnatore belga, che sperava di pubblicare negli Stati Uniti una serie di disegni su “il mondo delle frecce stradali”. Soavi chiede di vedere questi disegni e ne rimane affascinato: “da restare incantati». Con una serie di chine coloratissime Folon raccontava il mondo delle frecce stradali che obbligano a un ordine di marcia automobili e pedoni: una norma necessaria, ma che in qualche modo nel mondo fantastico e un po’ anarchico di Folon rappresentano una limitazione della libertà. In quelle tavole, scrive ancora Soavi, «Folon assomigliava più a un poeta che a un pittore».
Da tempo Soavi aveva in mente di realizzare per la Olivetti delle agende da tavolo. Qualcuna era già stata realizzata, ma senza la continuità di un progetto sistematico. Le frecce di Folon offrono a Soavi la soluzione: dodici acquerelli, uno per ogni mese, da inserire come illustrazioni in una agenda disegnata con raffinata grafica da Enzo Mari. Esce così nel 1969 la prima di una serie di oltre 30 agende Olivetti, immutate nella grafica ma ogni anno corredate di illustrazioni prodotte da diversi giovani artisti. Queste agende per molti diventeranno oggetto di collezione da conservare tra i libri d’arte.
Con Le message e l’agenda del 1969 l’Olivetti contribuisce non poco alla notorietà di Folon, che esprime la sua arte poetica con tecniche svariate: disegni su carta e su tela, serigrafie, acqueforti, sculture in legno, in pietra o bronzo, i murales, le scenografie, il disegno di cartoni animati…
La collaborazione di Folon con la Olivetti prosegue con la realizzazione di vari manifesti e con le illustrazioni per i libri strenna del 1973 (La metamorfosi, di Franz Kafka) e del 1979 (Cronache marziane, di Ray Bradbury). I manifesti, in particolare, si riconoscono per uno stile inconfondibile che spesso si ricollega alle immagini un po’ naif e un po’ fantasiose di Le message: piccole figure alle prese con enormi macchine per scrivere, montagne di numeri in cima alle quali un omino per destreggiarsi “ha bisogno di una calcolatrice Olivetti" o ancora una grande greca, ispirata al logotipo Olivetti disegnato da Marcello Nizzoli negli anni 50, che viene personificata e che distende le sue braccia per offrire due macchine per ufficio Olivetti.
Folon collabora con la Olivetti anche per la produzione di vari gadget: i suoi disegni sono usati per il quadrante di un orologio da tavolo, per dei foulard, carte da gioco, portamatite, copertine di blocchi per appunti, ecc.
Le mostre: un riconoscimento dell’arte di Folon
Ancora più efficace nel prolungato rapporto di collaborazione tra l’Azienda e l’artista è stato il contributo dato dalla Olivetti alla realizzazione di mostre personali di Folon: a Tokyo nel 1970, a Parigi nel 1972, a Luncheon (GB) e a Londra nel 1975 con la grande installazione nella metropolitana (stazione di Waterloo) e soprattutto a New York nel 1990, dove la mostra Folon’s Folons presso il Metropolitan Museum ha il sapore di un riconoscimento mondiale dell’arte del grande disegnatore. Riconoscimento testimoniato anche dal prezioso catalogo della mostra curato e realizzato dalla Olivetti.
Nel 2005, poco prima della morte avvenuta a Montecarlo, una mostra al Forte Belvedere di Firenze propone forse la più ampia esposizione di acquerelli e sculture di Folon.
Tra le tante immagini con cui ricordare questo grande artista e il suo rapporto con la Olivetti sembra significativa quella del manifesto derivato da una serigrafia del 1969 (le bateau) e intitolato Folon for Olivetti: una grande nave – si potrebbe pensare carica di persone come una nave da crociera – sembra solcare il mare alla ricerca di nuovi orizzonti e nuovi lidi. Forse un’immagine simbolica delle vicende olivettiane di quegli anni…
Tutte le citazioni riportate nel testo sono tratte dal volume: Giorgio Soavi, “Adriano Olivetti. Una sorpresa italiana”, Edizioni Rizzoli, Milano 2001.
Videogallery
Le message (1969, 4' 37'')
Filmato della "playlist Olivetti" pubblicata su Youtube dall'Archivio Nazionale del Cinema d'impresa
a cui l'Associazione Archivio Storico Olivetti ha affidato la conservazione delle sue pellicole storiche.
Al termine di ogni filmato la visione prosegue in modo automatico con i successivi titoli della playlist.