Giudici, Fortini, Volponi, Sinisgalli, Pampaloni... Dagli anni '40 fino agli anni '80 poeti, letterati e scrittori di rilievo della letteratura contemporanea lavorano nella fabbrica di Ivrea ricoprendo ruoli diversi, anche di grande responsabilità.
Non è casuale che la Olivetti inserisca nel proprio organico intellettuali di formazione umanistica. Nell’idea di Adriano Olivetti la formazione tecnico-scientifica e quella umanistica si integrano e quindi devono coesistere e cooperare in ogni ambiente. Negli anni '50 questa visione si traduce in una politica di selezione del personale che, per i livelli più alti, si basa sul "principio delle terne": per ogni nuovo tecnico o ingegnere che entra in azienda si assume anche una persona di formazione economico-legale e una di formazione umanistica.
Per Adriano Olivetti, intellettuali e letterati sono necessari dovunque, anche in un'industria a elevato contenuto tecnologico: il loro contributo favorisce un progresso equilibrato dell’impresa ed evita gli eccessi del tecnicismo.
Gli scrittori che operano in Olivetti non sono quindi visti come un lusso o un "ornamento" dell'alta direzione, ma come fattori organici dello sviluppo aziendale, in particolare in settori critici come la pubblicità e comunicazione, le relazioni con il personale, i servizi sociali.
L'Ufficio Pubblicità
Nel 1931 Adriano Olivetti crea l'Ufficio Sviluppo e Pubblicità in cui collaborano artisti e architetti d'avanguardia, sviluppando una comunicazione innovativa e incisiva, basata soprattutto sulla grafica e l'immagine. Dal 1937 al 1940 l’ufficio è diretto da Leonardo Sinisgalli (1908-1981), il poeta ingegnere. Lasciata l'Olivetti, Sinisgalli mantiene rapporti di attiva collaborazione; sua l'ispirazione per un famoso manifesto della Studio 44 del 1952, con la rosa nel calamaio, ad indicare la fine dell'epoca della scrittura a mano.
Nel 1947 viene assunto Franco Fortini (1917-1994), l’intellettuale che si occupa, fino al 1960, delle pubblicazioni aziendali, delle campagne pubblicitarie e dei nomi dei prodotti (suoi i nomi scelti per la Lexikon, la Tetractys e la Lettera 22).
Nel 1958 inizia l'attività di copywriter, proseguita fino al 1980, il poeta Giovanni Giudici (1924-2011), che già dal 1956 si occupava della biblioteca aziendale. A lui si devono i testi con venature poetiche della vasta campagna pubblicitaria per la macchina per scrivere Valentine (1970).
L'immagine della Olivetti è affidata anche all'ufficio Pubblicità e Stampa dove dal 1956 lavora Giorgio Soavi (1923-2008), scrittore e designer. Contribuisce all'organizzazione di eventi culturali, promuove la produzione di raffinati libri strenna, litografie, agende e oggetti promozionali che diventano occasione per collaborazioni con grandi artisti (Folon, Munari, Botero...) e per rafforzare l'immagine dell'Olivetti come azienda sensibile all'arte e alla cultura.
I servizi sociali e l'ufficio personale
Mentre in altre imprese il letterato interviene soprattutto nei rapporti aziendali verso l'esterno, lo "stile Olivetti" comincia dall'interno e il letterato deve contribuire alla qualità delle relazioni con i dipendenti e della proposta culturale rivolta al mondo del lavoro.
Ottiero Ottieri (1924-2002) nel 1955 entra in Olivetti come addetto alla selezione del personale. E' laureato in lettere e si interessa di sociologia e psicologia. La sua esperienza di selezione degli operai per la nuova fabbrica di Pozzuoli (Napoli) ispira il suo romanzo più famoso, "Donnarumma all'assalto".
Paolo Volponi (1924-1994) nel 1956 è chiamato da Adriano Olivetti a Ivrea per dirigere i Servizi Sociali aziendali, un vasto complesso di attività a tutela del lavoratore. Divenuto capo del Personale, nel 1971 è candidato ad assumere il ruolo di amministratore delegato; alla fine, però, viene scelto Ottorino Beltrami e Volponi lascia l'Olivetti.
All'interno dei Servizi Sociali un'attenzione particolare è rivolta alle iniziative in campo culturale, che hanno il loro centro nella biblioteca di fabbrica. Con i suoi numerosi volumi e con le conferenze di alcuni tra i più significativi scrittori ed esponenti della cultura italiana, la biblioteca Olivetti diviene fattore di promozione culturale e sociale nella fabbrica e nel territorio.
Dal 1947 direttore della biblioteca è il critico Geno Pampaloni (1918-2001) che aderisce intimamente alle idee di Adriano tanto che, alla carica di direttore della Relazioni Culturali e di capo dell'Ufficio della Presidenza, intreccia gli incarichi affidatigli dal Movimento Comunità, di cui diviene segretario. La sua figura ai vertici dell'azienda è tanto carismatica che "Olivetti S.p.a." diventa ironicamente "Se Pampaloni Acconsente".
I giornali aziendali
Lo strumento principale per la diffusione della cultura aziendale tra i dipendenti sono i giornali aziendali che, secondo Adriano Olivetti, non devono essere "la voce del padrone" ma un luogo di libero scambio di idee e critiche sull'azienda e le sue attività, con contributi di intellettuali esterni ed interni. Per rispondere a questo intento l’ingegner Adriano chiama nel 1952 lo scrittore Libero Bigiaretti (1906-1993), che assume fino al 1963 la carica di direttore dell'Ufficio Stampa; inoltre coordina il reparto fotografia e l'ufficio cinematografico, utilizzando il cinema come mezzo sia di formazione degli operai sia di comunicazione verso l'esterno. Nel 1952 Bigiaretti introduce "Notizie Olivetti", rivista di informazioni aziendali inizialmente riservata al personale, a cui dal 1960 affianca "Notizie di fabbrica", mentre "Notizie Olivetti" diviene sempre più strumento di comunicazione verso l'esterno con lettori anche tra i clienti e i fornitori.
Tanti modi per avvicinare industria e cultura umanistica
Per Adriano Olivetti l'incontro tra cultura e impresa è necessario per sostenere il progresso industriale e per trasformare la fabbrica in luogo di elevazione materiale, culturale e sociale di quanti vi lavorano. Questo incontro non può quindi limitarsi ad un rapporto di lavoro all'interno dell'azienda, ma deve manifestarsi anche con altre forme di collaborazione.
Conferenze e dibattiti con letterati e artisti, promozione e finanziamento di nuove riviste (da Tecnica e Organizzazione a SeleArte, da Urbanistica a Comunità, dalla Rivista di Filosofia a L’Espresso), investimenti in iniziative editoriali, come le Edizioni di Comunità fondate nel 1946, non sono fatti separati dalla vita dell’impresa: per Adriano Olivetti sono gli strumenti che servono ad animare il dibattito sociale, ad avvicinare intellettuali e umanisti all’impresa, a “fare cultura” nel mondo industriale. Ma tutti questi sono temi che portano lontano e meritano un discorso a parte…